Anche van Rompuy boccia gli eurobond
BERLINO – Germania e Francia fanno muro ostinato contro la richiesta di eurobond, e convincono il presidente dell’Unione europea Herman van Rompuy a schierarsi con loro. In Italia insistono per i titoli sovrani europei sia il governo sia la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Le banche tedesche, intanto, si oppongono alla Tobin tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie chiesta dalla cancelliera e da Sarkozy. Dopo la settimana di fuoco delle Borse, l’Europa attende con ansia la riapertura dei mercati ma vi si avvia più spaccata che mai. L’ortodossia stile Bundesbank dell’establishment tedesco, appoggiata da Parigi, non promette nulla di buono né per richieste e ragioni dell’Europa mediterranea né per listini e cambi. La frenata di van Rompuy è un grande successo dei francotedeschi. Il presidente dell’Unione ha di fatto sconfessato il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, che aveva lanciato segnali favorevoli a titoli sovrani dell’eurozona. «L’Europa – ha detto van Rompuy ieri – non sarà pronta ad emettere eurobond fin quando non ci sarà una maggiore convergenza tra i bilanci e le economie nazionali. Si potranno emettere – ha aggiunto – il giorno in cui ogni Paese avrà almeno virtualmente bilanci in pareggio. Non è questo il momento giusto per creare un’agenzia unica del debito a livello europeo». Parole dure, totalmente allineate con i nuovi “no”. A Berlino, infatti, il vicecancelliere e ministro dell’Economia, Philipp Roesler, ha avvertito che «finché questo governo sarà al potere non ci saranno eurobond», perché condividere il rischio di altri Paesi «aumenterebbe i tassi sui bund tedeschi e metterebbe drammaticamente in pericolo la nostra crescita». Secondo il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, gli eurobond «non sono pensabili fin quando non si avrà una politica di bilancio davvero comune. Non si possono collettivizzare i tassi d’interesse». Anche per il presidente degli industriali, Dieter Hundt, è «inaccettabile che un Paese ben gestito come la Germania debba pagare i debiti dei Paesi negligenti». Voci anche contro la Tobin tax: secondo il presidente dell’associazione delle banche tedesche, Andreas Schmidt, sarebbe inutile perché con un click al computer gli operatori di Borsa girerebbero tutte le transazioni di mercato verso Paesi che non la adotteranno. La Ue va quindi spaccata alla riapertura dei mercati. A Roma il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha definito impraticabile la Tobin tax sostenendo una tesi analoga a quella di Schmidt. «Sarebbe invece bene arrivare agli eurobond, passo importante verso una vera politica europea». Il ministro delle Politiche europee, Anna Maria Bernini, ha criticato il persistente no francotedesco agli eurobond, i quali «potrebbero concorrere a rendere l’euro più forte di fronte agli attacchi speculativi», mentre posizioni condizionate (come quella della Merkel) ai problemi politici interni «rischiano di incrementare i costi connessi alla maggiore volatilità dei mercati e ad eventuali evoluzioni negative della crisi dei debiti sovrani». Anche il premier greco, Papandreou, si è espresso ieri a favore degli eurobond.
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