Alcol, pari opportunità  adesso le donne bevono come i maschi

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ROMA – Per essere dure e cattive come i maschi, belle e spietate, per non farsi mettere i piedi in testa: le ragazzine italiane, ma anche quelle inglesi, che stanno per sfiorare il sorpasso, bevono come e più degli amici del sabato sera, tracannano birra, scolano limoncello e vodka, e magari alla fine si mescolano nelle risse o spaccano almeno una bottiglia. Le giovani donne sull’orlo dell’alcolismo (il confine è relativo, posto che il corpo femminile è in grado di smaltire l’alcol meno di un quarto di quello di un uomo, che è impossibile conoscere la propria soglia di rischio personale e che la dipendenza si sviluppa nelle donne a una velocità  doppia) sono il 7,7 per cento nel Regno Unito contro l’8,1 per cento dei coetanei tra i 15 e i 24 anni (e 200 ragazze ogni settimana vengono fermate dalla polizia britannica per comportamenti illegali causati dalla sbronza).
La parità  è (quasi) salva, mentre in Italia, in meno di due decenni, il consumo di birra al femminile è raddoppiato, quello di digestivi e superalcolici sta galoppando e solo il vino diminuisce leggermente, in misura minore rispetto alle tendenze generali. Se è vero che il record europeo resta all’Olanda (8,8 per cento di giovanissime super-bevitrici), l’allarme sta scattando un po’ ovunque, e coinvolge fasce diverse per età  e condizione. In Italia, a rischio sono le adolescenti e le quarantenni. E l’Osservatorio nazionale sull’alcol dell’Istituto superiore della sanità  chiede a gran voce che il divieto di vendita di birra, vino e liquori sia innalzato da sedici a diciotto anni.
«Il 15,3 della ragazzine tra gli 11 e i 15 anni ha già  consumato alcol in modo non salutare, cioè al fuori dai pasti o in misura eccessiva – spiega Emanuele Scafato, il medico che guida l’Osservatorio – per questo cerchiamo di richiamare l’attenzione di governo e amministratori sulle regole di un mercato che rischia di apparire conveniente rispetto ad altri, e produce modalità  sempre meno controllate e controllabili di consumo, come l’abitudine di comprare al supermercato e bere in piazza”. La gara a chi si sbronza di più e più in fretta è ben documentata sui social network: “Guardate il video di me e della Dany sabato sera, in otto minuti abbiamo fatto fuori una bottiglia di vodka, e io non ho neppure vomitato. Mitico”, diffonde agli amici una liceale di Brescia che si firma ubriacaforever.
È il binge drinking, la bulimia da alcol, già  sperimentata dal 3,1 per cento delle teenager italiane. «Oggi sappiamo che fino a vent’anni il cervello può continuare a svilupparsi – dice Scafato – e chiediamo che il divieto di vendita sia spostato verso questa età ». A Parma e a Ravenna sono nati centri di accoglienza rivolti specialmente alle donne, che oltre al rischio metabolico guadagnano, insieme ai bicchieri di troppo, il 7 per cento di possibilità  in più di ammalarsi di cancro. «Bevono per dimenticare il futuro», ha scritto nel suo “Ragazzi ubriachi” Flavio Pagano: uno su tre racconta di essersi ubriacato almeno una volta, mentre il 25 per cento delle morti accidentali di ragazzi tra i 15 e i 29 anni in Europa è riconducibile all’alcol. Ce ne sarebbe abbastanza per stare attente. Invece, si discute sul rapporto che lega alcol e seduzione: «Bevo una birra o due per essere meno timida quando sono con gli altri», racconta Simona, 15 anni, intervistata per la ricerca di prevenzioneragazzi.it, mentre Lucrezia, più esplicita, racconta: «Tutte le volte che sono stata con qualcuno avevo bevuto». «Se non bevi hai più controllo», dice l’opuscolo rivolto alle giovanissime dal ministero della Salute. Ma a quindici anni chi vuole averlo davvero?


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