by Sergio Segio | 7 Agosto 2011 7:23
VICENZA. Rifiuti tossici pubblici smaltiti illegalmente. Fanghi contaminati nel depuratore comunale. E un «bidone» da 10 milioni di euro rifilato ai cittadini di Vicenza. Una storia «velenosa», che pure andrebbe approfondita nei minimi dettagli. Invece, il caso stenta a trovare un buco nell’agenda di maggioranza e opposizione. Forse perché lo scheletro nell’armadio della municipalizzata è davvero troppo ingombrante: oltre 5.180 tonnellate di scarti nocivi «depositati» da Aim dal 2003 al 2004 è il «conto» certificato dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Venezia. Forse perché la vicenda coinvolge il gruppo Maltauro, ben accreditato con i vip del centrodestra locale. O forse, semplicemente, perché un ex assessore del centrosinistra (indagato) denuncia connivenze bipartisan. Di sicuro, finora, solo gli atti della magistratura e l’analisi della “spazzatura” tossica. Tutto di pubblico dominio. Da almeno 4 anni.
La vicenda inizia a maggio 2003, con la firma di un contratto. Ecoveneta Srl, società della galassia Maltauro, stipula l’affitto d’azienda con Servizi Costieri Srl, impresa di Carlo Valle (già imputato nel maxi-processo sugli sversamenti illeciti a Santa Maria Capua Vetere) proprietaria di un impianto di trattamento dei rifiuti tossici a Marghera. È il periodo d’oro dello smaltimento «speciale». Metalli contaminati e fanghi più o meno rossi in Veneto alimentano un vero e proprio boom del settore. Poco importa se in più di qualche caso gli scarti nocivi vengono impastati con l’asfalto, si trasformano in compost per giardinaggio o servono a puntellare le scarpate franose, come ha raccontato Gianni Belloni su Carta EstNord. Neppure se la filiera «tossica» si avvale dei certificati dei più autorevoli laboratori di analisi.
Per Valle e Maltauro il business dei rifiuti speciali dura fino al 23 febbraio 2004. Poi la Procura di Venezia apre l’inchiesta Houdini e ipotizza lo smaltimento illecito nella discarica di Marghera, mentre i carabinieri del Noe mettono i sigilli all’impianto. Ventiquattrore dopo, Aimeco Srl, partecipata dal gruppo Aim (100% di proprietà del Comune di Vicenza), subentra formalmente alla gestione di Ecoveneta. In pratica, l’amministrazione pubblica sostituisce il gruppo privato Maltauro. Una successione-lampo, che porta la firma di Bruno Lombardi (alle spalle il patteggiamento di una condanna per smaltimento illecito), nel doppio ruolo di amministratore tanto di Ecoveneta quanto di Aimeco. Il risultato è che la «rogna» della piattaforma tossica sotto sequestro viene scaricata sulla municipalizzata, ovvero sui cittadini, come dimostrano i verbali del Tribunale di Vicenza (allegati al procedimento n. 3062/07). Di pubblico dominio anche l’entità del «bidone»: oltre 10 milioni di euro la “fattura” del fulmineo passaggio di testimone.
Nel 2007, le cannonate giudiziarie raggiungono il Consiglio comunale. Nel corso di una seduta sul «caso Aim» volano, letteralmente, le monetine. Le lancia Franca Equizi (gruppo misto, ex Lega) al sindaco Enrico Huellweck del Pdl. Prima di tirare la spoletta: «Aim è stata sbranata, dilaniata, impoverita. I suoi piani alti si sono trasformati in un covo di ladri». Poi l’ex leghista paventa «il rischio di assistere all’ennesima pantomima per nascondere i comportamenti di molti. A partire dall’onorevole azzurra Lia Sartori e dai suoi fan presso Ecoveneta e Maltauro». Strali paralleli a quelli lanciati da Emilio Franzina, indipendente di Rifondazione, pronto a denunciare «l’intreccio tra affari, finanza e politica, interessi privati e beni collettivi».
Nell’aprile 2008 a Vicenza viene eletto sindaco Achille Variati, ex democristiano, che con il 50,4% dei voti al ballottaggio porta il centrosinistra a Palazzo Trissino. Aim viene “rifondata” e il nuovo Cda riceve istruzione di avviare l’azione di risarcimento nei confronti di Ecoveneta. In Procura, il pm Ivano Nelson Salvarani notifica un avviso di garanzia (per abuso d’ufficio) a Huellweck. Nel registro degli indagati finisce anche Lombardi, insieme a sette membri del Cda di Aim. A febbraio 2011 vengono prosciolti tutti. A eccezione di Giuseppe Rossi (ex presidente del Cda), Carlo Valle, e Gianni Giglioli, commercialista ed ex assessore alle partecipate nella giunta Variati, accusati a vario titolo di truffa per l’indebita mediazione a favore di Servizi costieri nella trattativa per la discarica.
In parallelo alla «verità » giudiziaria si apre uno scenario ancora più inquietante, reso pubblico da Marco Milioni (direttore di VicenzaPiù, quindicinale che per primo ha svelato gli affari sporchi dei conciatori di Arzignano). Lo spalanca Giglioli, «socialista lombardiano», unico tra gli indagati del caso Aim a depositare un dettagliato memoriale dei fatti. «È impensabile che l’operazione della discarica non abbia goduto delle opportune coperture politiche» esordisce. Quindi precisa: «Il via libera alla piattaforma di Marghera è stato dato dall’ex direttore generale dell’Aim Dario Vianello e dall’avvocato Alessandra Capuano nel ruolo di consulente. Erano considerati in quota al centrosinistra. Fu il presidente Rossi a confidarmi che Variati era compiaciuto della nomina di Vianello ai vertici della municipalizzata».
Non è un dettaglio di poco conto. Allarga il cerchio dei riflettori sull’affare «tossico» anche all’ex opposizione passata al governo. Racconta ancora Giglioli: «Dalla sentenza della Procura di Venezia emerge che i fanghi della discarica raccolti da Ecoveneta provenivano dal Consorzio di depurazione di Montorso e per la gran parte dai depuratori dell’Aim». Salta fuori anche che la piattaforma di Marghera non era adatta a trattare i fanghi, pertanto Aim non avrebbe dovuto conferirli. «Il provvedimento specifica che i rifiuti sequestrati erano di Aim, socio di Ecoveneta in Aimeco. Clamoroso, per il “civile” Nord est. Neppure nel più malfamato comune del sud un’azienda totalmente pubblica smaltisce scarti tossici illegalmente, con l’aggravante di creare una reta di omertà per non far conoscere l’evento» rileva Giglioli.
È una bomba, non solo mediatica. Dovrebbe accendere più di un campanello d’allarme. Invece sulla “contaminazione” della multiutility vicentina cala il silenzio istituzionale. Eppure, a sentire Giglioli, «Aim ha fatto causa a Ecoveneta per non aver smaltito regolarmente i rifiuti pur sapendo che la piattaforma veneziana non li poteva trattare. Lo ha dichiarato al Tribunale l’ingegnere Sacchiero, delegato allo smaltimento fanghi del depuratore di Sant’Agostino per conto di Aim. Un modo decisamente insolito per far pagare un proprio illecito a terzi…».
E qui si innesca il cortocircuito. Nel senso che la stoccata al «servilismo» trasversale dell’ex assessore alle partecipate fa davvero troppo rumore. «I rapporti con Variati? Si sono interrotti dopo che gli chiesi la mia riabilitazione politica, alla luce dei fatti emersi dopo il rinvio a giudizio che annullano qualunque ipotesi di compatibilità tra me e Valle. Variati replicò pregandomi di avere un atteggiamento più remissivo e di tener presente che anche i magistrati sono uomini. Da allora, nessun contatto con l’attuale sindaco» riassume Giglioli.
Oggi in «trincea» c’è rimasto solo lui. Insieme a Milioni, che continua a tradurre non solo ai vicentini i rumors da Palazzo Trissino: «Il rischio concreto è che l’azione intentata da Aim contro il gruppo Maltauro si risolva in un accordo extra-giudiziale che vedrebbe il ritiro dalla causa della municipalizzata. All’orizzonte, una “valorizzazione strategica” della discarica di Marghera, grazie al cambio della destinazione d’uso dell’area da stabilirsi con Comune e Provincia di Venezia con il placet della Regione». Il peggior modo di «bonificare» lo scheletro tossico di Vicenza.
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