by Sergio Segio | 9 Agosto 2011 7:19
MILANO – La diga dei debiti periferici, che la Bce ha iniziato a costruire con un intervento stimato in 10 miliardi di euro, tiene. In una seduta drammatica, sconvolta dalla volatilità e dai ribaltoni delle Borse mondiali, il recupero del differenziale tra titoli pubblici italiani e spagnoli e il bund tedesco capofila è un fatto. Che non sarebbe stato possibile senza che la Banca d’Italia – per conto dell’istituto di Francoforte – fosse stata vista come operatore quasi unico sul debito italiano. Acquisti e nient’altro, per una cifra che gli operatori stimano in 7,5 miliardi. Altri 2,5 miliardi li avrebbe investiti la Banca di Spagna per sostenere i Bonos pluriennali, salvando le proporzioni per cui l’Italia ha 1.378 miliardi di debito quotato a lungo termine, la Spagna 466 miliardi. Pochi altri operatori, in acquisto o in vendita, sono stati visti su questi due titoli, il campo è stato lasciato alle banche centrali. «Gli acquisti della Banca centrale europea sono stati senza dubbio rilevanti – ha detto il presidente Jean-Claude Trichet, notando che – l’istituto ha deviato dalle sue regole una volta visto che le sue iniziative non avevano raggiunto i mercati». Anche da Bruxelles sono giunte voci rassicuranti: «Italia e Spagna non hanno alcun bisogno di piani di salvataggio – ha detto il portavoce della Commissione, Olivier Bailly –. Le misure prese dal governo Berlusconi sono sufficienti per rassicurare i mercati e riportare la stabilità finanziaria».
Come effetto, per il Btp decennale la forbice si è chiusa di 73 punti base rispetto a venerdì, a 303 punti base per un rendimento sceso al 5,29% annuo. Similmente i Bonos a 10 anni sono scesi a 289 punti base, per un tasso del 5,16%. Nei primi scambi l’effetto annuncio aveva già ridotto attorno a 320 i differenziali, poi fissati nel corso della seduta, quando l’intervento centrale diventava ufficiale. Gli operatori del reddito fisso non ricordano un balzo così importante per i tassi del debito. «Il Btp è sceso a un rendimento più consono rispetto ai fondamentali economici dell’Italia – osserva Marco Valli, capo economista dell’Eurozona di Unicredit – anche se i mercati resteranno nervosi per un po’ e la Bce dev’essere pronta a comprare ancora». A Francoforte lo sanno, e si preparano, fin da stamattina, ad altri blitz a colpi di una decina di miliardi al giorno concentrati sulle scadenze 5-10 anni, a un passo che dovrebbe rallentare se la situazione degli spread si stabilizzerà , ma che comunque va tenuto fino alla fine di settembre, quando diventerà operativo il Fondo salva-Stati Efsf da 440 miliardi. I problemi, teme qualcuno all’Eurotower, potrebbero arrivare se l’ammontare e la tempistica del blitz dovessero ampliarsi troppo. «Lo scopo della Bce è stato raggiunto – dice un altro operatore – ma il mercato non vuole vedere uno stop and go, piuttosto una situazione che si normalizza. Anche perché emergono preoccupazioni sulla congiuntura mondiale e sulla consistenza della ripresa». L’economista di Unicredit non ha una visione così negativa: «Siamo in una fase critica, ma penso che il rallentamento dell’Eurozona e degli Usa sia temporaneo. Certo quel che è avvenuto da luglio sui mercati e le Borse potrebbe allungare la frenata, e i dati macro del terzo trimestre potrebbero indicare una crescita zero per Italia ed Europa. Tuttavia riteniamo che i fondamentali delle imprese e dell’economia non siano compromessi e si possa ripartire».
Domani ci sarà un primo test per la tenuta dei titoli del Tesoro. È in agenda un’asta di Bot per 6,5 miliardi, scadenza un anno. In asta non ci sarà la mano della banca centrale (perché opera solo sul mercato secondario) tuttavia banche e privati compratori saggeranno le nuove condizioni del principale titolo a breve italiano. Che alle ultime aste è stato aggiudicato attorno al 2%, ma ieri ha dato segnali di discesa del tasso.
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