Via i governatori con la sanità in deficit
ROMA – Sulla testa di governatori di Regioni, presidenti di province e sindaci ora pende il rischio del «fallimento politico». Il decreto, l’ottavo e ultimo del pacchetto sul federalismo fiscale, è stato approvato ieri con l’astensione del Pd e il voto favorevole dell’Italia dei valori. Ma ha già provocato la rivolta delle Regioni, dell’Anci e dell’Upi che contestano duramente il provvedimento e parlano di «incostituzionalità ».
Il nuovo meccanismo di «premi e sanzioni» sembra una tagliola severa e inesorabile per la classe politica locale. Sindaci e presidenti di Province che provocheranno il «dissesto finanziario» (una fattispecie già prevista dalla legge e che è un vero e proprio default in conseguenza del quale non si pagano i creditori) saranno portati in giudizio dalla Corte dei Conti. Se la magistratura contabile individuerà «dolo o colpa grave» la sanzione sarà ineleggibilità per dieci anni a tutti i livelli, da consigliere comunale a parlamentare europeo.
Diversa, ma ugualmente pesante, la procedura prevista per il «fallimento politico» dei presidenti di Regioni: la rimozione scatta nel momento in cui il governatore non riesce a rispettare «immotivatamente» il piano di rientro dal deficit sanitario nonostante abbia portato l’addizionale Irpef al livello massimo del 3 per cento e l’abbia mantenuta tale per due anni. In questo caso la sanzione non è rimandata alla successiva «legislatura» ma è immediata: dopo un primo passo che consiste nell’arrivo di un commissario esterno, il governo centrale «denuncia» il dissesto al presidente della Repubblica che può «licenziare» seduta stante il governatore.
Il decreto prevede anche l’introduzione della pratica dell’«inventario di fine mandato»: gli enti locali saranno obbligati a pubblicare in prossimità delle elezioni sul proprio sito Internet un bilancio certificato. «La campagna elettorale non si farà sugli slogan ma sui numeri», ha osservato Luca Antonini, presidente della Copaff, la commissione per il federalismo fiscale.
Le Regioni, i Comuni e le Province sono sul piede di guerra. «Siamo per i premi e le sanzioni ma il modo in cui si vogliono applicare, senza reciprocità , è incostituzionale», ha tuonato Vasco Errani, il presidente della Conferenza delle Regioni. Critici anche i Comuni: «Il vero problema resta il patto di stabilita che impedisce ai Comuni di agire, mentre premi e sanzioni si espongono alla incostituzionalità », ha detto Graziano Delrio dell’Anci. Giudizio negativo anche da parte di Giuseppe Castiglione dell’Upi (Unione province).
Resta alta la tensione anche sul fronte dei ticket sanitari: i margini di legge per le Regioni che nei giorni scorsi si sono opposte all’applicazione sono scarsi e dunque il fronte del «no ticket» si sta sgretolando. Oggi il ministro della Sanità Ferruccio Fazio incontrerà i governatori: l’unica strada possibile, per tentare di evitare il balzello, sarebbe quella di consentire alle Regioni di finanziare l’esenzione con altre risorse proprie. In questo modo si manterrebbe l’esenzione su specialistica e diagnostica che si protrae dal 2007 alla prima metà di quest’anno. Ma le Regioni, già sottoposte a dolorosi tagli, difficilmente potranno accettare.
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