Valsusa, nuovo assedio dei No-Tav

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CHIOMONTE (TORINO) – Dopo un venerdì notte di guerriglia al cantiere Tav, la Valsusa si prepara a un’altra domenica ad alta tensione. Dalle 17 i manifestanti si ritroveranno nella zona del campeggio, a pochi passi dall’area recintata per costruire il tunnel della Torino-Lione. Con loro ci sarà  anche Haidi Giuliani, la madre di Carlo, ucciso negli scontri di dieci anni fa al G8, che ieri ha detto: «La Valsusa è come la Genova di dieci anni fa: anche lassù si stanno violando diritti costituzionali». La speranza dei “No Tav” è proprio quella di chiamare il maggior numero possibile di persone tra quante ieri hanno partecipato alla manifestazione per il decennale degli scontri del G8. Saranno i numeri a incidere sulle potenzialità  di un nuovo assedio, che probabilmente arriverà  in serata quando il buio e i boschi rendono più difficili le identificazioni. Grazie agli arrivi dalla Liguria i circa 600 manifestanti che hanno dato vita la scorsa notte all’assedio potrebbero superare il migliaio. Già  ieri pomeriggio le forze dell’ordine hanno controllato un gruppo di anarchici che arrivavano non solo da altre parti d’Italia, ma anche da Spagna e Sud America. Un ragazzo, trovato in possesso di petardi e bulloni, è stato deferito: agli altri sono state sequestrate diverse maschere antigas. Ma solo una parte dei partecipanti al campeggio si spinge fin sotto le recinzioni del cantiere: circa 200 gli autori dei danneggiamenti della scorsa notte, una trentina i black bloc.
Per oggi i “No Tav” hanno girato l’invito anche agli ex alpini contrari all’utilizzo delle Penne nere nel cantiere. Il tutto per richiamare più gente possibile e avvicinarsi nuovamente alle reti, dove al momento è prevista ufficialmente la semplice proiezione di un film contro la mafia. Ormai ogni notte però una parte dei manifestanti si spinge fino al cancello della centrale per battere le inferriate con pentole e bastoni. L’assedio di venerdì al cantiere è iniziato alle 22.30. Alcune decine di manifestanti, arrivati dalla parte della Val Clarea, hanno acceso diversi roghi nei boschi. Gli incendi sono stati subito spenti dai vigili del fuoco. Pochi minuti ed è seguita una fitta sassaiola accompagnata dal lancio di petardi e qualche bomba carta. E ancora, i puntatori laser per accecare poliziotti, carabinieri, finanzieri, alpini e guardie forestali. Le forze dell’ordine hanno risposto lanciando fumogeni e utilizzando gli idranti. Si sono poi aperti altri due fronti di battaglia: dalla centrale Enel, dove i manifestanti si sono limitati a slogan e a colpi contro i cancelli, e dall’area archeologica della Ramats, anche lì, con il lancio di sassi, bombe carta e grossi petardi. I manifestanti, per lo più anarchici ed esponenti dei centri sociali, hanno anche tagliato con una fiamma ossidrica un pezzo di un cancello. L’assedio è andato avanti fino alle tre di notte, quando i manifestanti un po’ alla volta sono tornati al campeggio No Tav. Durante le quattro ore di raid, i sassi sono arrivati anche sull’autostrada che costeggia il cantiere e che per ragioni di sicurezza è rimasta chiusa diverse ore. Tra le forze dell’ordine, un carabiniere ferito alla mano, tra i manifestanti un centinaio di intossicati per via dei fumogeni. Ma il presidente del Piemonte Roberto Cota invita a minimizzare: «Non facciamo il gioco di quattro gatti che vogliono solo alzare la tensione. Non è il momento di prove muscolari».


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