by Sergio Segio | 27 Luglio 2011 22:00
Con 14 miliardi di dollari di vendite nel 2008, gli antipsicotici sono i farmaci più popolari negli Stati Uniti. Ma è proprio vero che gli americani sono diventati un popolo di psicopatici? O è vero piuttosto il contrario, e cioè che la malattia è indotta, creata artificialmente dalle case farmaceutiche? Una lunga inchiesta di Al Jazeera ha esaminato dati, studi, rapporti, concludendo che l’uso di anti-psicotici eccede di gran lunga la necessità del paziente. L’impossibilità di individuare un disturbo nervoso attraverso esami diagnostici come risonanza magnetica o tomografia rendono gli psichiatri – e la loro discrezionalità nelle prescrizioni – particolarmente vulnerabili all’influenza delle case farmaceutiche. Gli specialisti della mente sono perciò il bersaglio obbligato di BigPharma, il cartello dellle case farmaceutiche Usa, essendo le diagnosi psichiatriche terreno quasi integralmente dominato dalla soggettività del medico. “Le prescrizioni – dice la dottoressa Adriane Fugh-Berman, ricercatrice nel campo delle medicine alternative – vanno fatte sulla base di revisioni oggettive dell’evidenza scientifica, e non perché i medici che le scrivono ottengono regali, viaggi, premi e fondi per la ricerca“.
Nel 2009, sui 20 psichiatri dell’American Psychiatric Association che scrivono le linee guida per la diagnosi e il trattamento delle malattie mentali gravi (depressione, disturbo bipolare, schizofrenia) 18 hanno legami economici con le case farmaceutiche. Il boom nell’uso di antipsicotici ha coinciso con l’esplosione di una nuova classe di antipsicotici, gli antipsicotici ‘atipici’, innovazione, cominciata negli anni ’90, di quelli tradizionali (Thorazine, Haldol, eccetera), considerati meno efficaci. Nel 2000 si è affacciato Abilify e si è affermato Zyprexa, poi Seroquel. Le vendite sono cresciute costantemente, fino a quando nel 2009 Seroquel e Abilify si sono attestati al quinto e sesto posto nella classifica annuale di vendita, e sono state prescritte più di venti milioni di ricette. Improvvisamente, gli antipsicotici non erano più solo per psicotici.
Oltre all’estensione della diagnosi di malati mentali gravi, le compagnie farmaceutiche hanno cominciato a far prescrivere anti-psicotici atipici anche per altre patologie, come l’Alzheimer e altre forme di demenza, così come disturbi legati ad ansia, agitazione, insonnia. Negli istituti di cura, era notorio lo slogan ‘cinque alle cinque’, cinque milligrammi di Zyprexa alle cinque di pomeriggio. Tali pratiche persistettero anche dopo che la Food and Drug Admninistration[1] [2](Fda), l’ente di controllo della farmacopea Usa, ammonì il produttore Lilly che il farmaco non era approvato per tale utilizzo, e che avrebbe potuto portare a obesità e diabete nei pazienti anziani.
Ma le industrie continuarono a spingere il farmaco, sulla base di un’analisi costi-benefici. “Volete un paziente magro ma psicologicamente instabile o un obeso psicologicamente stabile?”, era la domanda retorica dei produttori. Di più: si fanno più quattrini a far prescrivere Zyprexa per tutta una serie di patologie non atipiche, magari tenendo in conto il rischio di una causa legale, o è meglio rispettare la legge e limitarsi alle indicazioni canoniche della Fda? Anche in questo caso la domanda è retorica.
Nel gennaio del 2009, la Lilly perse una causa intentata dal Dipartimento di Giustizia e dovette pagare 1,9 miliardi di dollari, oltre a una penale di 515 milioni di dollari, il più grande risarcimento della storia della sanità americana e la più elevata multa imposta a una corporation farmaceutica. Cifre astronomiche, si penserà . In tutto il 2009, secondo quanto riporta l’inchiesta di Al Jazeera, la sola vendita dello Zyprexa portò nelle casse della Lilly oltre 1,8 miliardi di dollari.
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