Usa, la disoccupazione al 9,2% a giugno solo 18 mila posti in più

by Sergio Segio | 9 Luglio 2011 6:10

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NEW YORK – L’economia americana dovrebbe aggiungere 150 mila posti di lavoro al mese solo per stare al passo con la crescita della popolazione. Gli economisti avevano previsto un aumento di 125 mila posti a giugno. E le borse ieri già  si apprestavano a festeggiare dopo due settimane di ottimismo. L’economia americana, invece, nel mese di giugno ha aggiunto solo 18 mila posti. E perfino l’altro indice, quello sulla disoccupazione calcolato da uno studio a parte, è paurosamente aumento: dal 9,1 al 9,2%. Il livello più alto da dicembre. Più di 14 milioni di americani senza lavoro. Più di 6 milioni senza lavoro da sei mesi o più.
E’ più che uno shock. Wall Street perde l’1 per cento. E va peggio quando in tv compare Barack Obama. Il presidente aveva annunciato una dichiarazione prevedibilmente per festeggiare i dati che prevedeva positivi. Invece è apparso scuro in volto. «Ovviamente» ha cominciato proprio così «il dibattito qui a Washington è dominato dall’innalzamento del tetto del debito. Ma ciò che interessa di più agli americani è riportare l’economia al passo». E invece il livello della disoccupazione è ancora «inaccettabilmente alto». Che fare? Il 58% degli americani boccia la sua gestione dell’economia: solo il 37% approva. Lui invita il Congresso a prendere una serie di misure che ripete come una cantilena: a partire dall’accordo sul commercio che potrebbe spingere le vendite americane in Asia. Ma il capo dell’opposizione, lo speaker della Camera John Boehner, lo incalza, ripetendo quella domanda che lui stesso gli aveva fatto via Twitter: «Non abbiamo ancora ricevuta risposta: dove sono i posti di lavoro?».
La verità  è ancora più tragica. Molti americani hanno perso il lavoro da così tanto tempo che non lo cercano più: considerando questi disoccupati-ombra il tasso sale all’11 per cento. Obama ricorda che «la crisi non è arrivata dall’oggi al domani e non è dall’oggi al domani che sarà  superata». Dice che la crisi sul debito, con il rischio del default se non si trova un accordo entro il 2 agosto, e poi la crisi greca ed europea, continuano a creare incertezza, trattenendo le aziende dagli investimenti. Dice anche che l’America può però «fare grandi cose»: costruire e migliorare strade e ferrovie, rimettere tanti al lavoro.
Ma proprio la crisi del debito e i problemi di budget hanno spinto il governo federale a tagliare il lavoro pubblico. E stavolta l’aiuto non potrà  arrivare neppure più dalla Fed, con i tassi da una vita vicini allo zero e la fine di quel programma da 600 miliardi di acquisto di buoni del tesoro – dagli effetti del resto ancora dibattuti. E allora? Nouriel Roubini sostiene che perfino l’accordo sul deficit rischia di girare in negativo se porterà  austerità  fiscale: «Così l’economia rischia di impallarsi di nuovo nel 2012». Solo Warren Buffet, il terzo uomo più ricco degli Usa, vede rosa: «Un’altra crisi? Nuovi posti di lavoro vengono creati quando c’è una crescita della domanda. E la domanda sta crescendo in tanti posti nel mondo». Tranne che in America.

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