Una nuova Tangentopoli spaventa il premier “Umberto, ripensaci o sarà  devastante”

Loading

Si guardano negli occhi sull’aereo che da Roma li riporta a Milano. Sono due vecchi leader che marciano uniti da quasi tre lustri, ma stavolta sembrano non parlare più la stessa lingua. Non si capiscono. Berlusconi lo scongiura di salvare Alfonso Papa.
«Umberto, ci dovete ripensare, non potete avallare l’arresto di un nostro deputato». Silenzio. Niccolò Ghedini, seduto accanto al premier, arriva a dar manforte: «Sarebbe un precedente devastante, saremmo nudi di fronte a nuove richieste d’arresto». Ma il leader del Carroccio stavolta è irremovibile: «Mi dispiace, l’unica strada che vi resta è chiedere voi stessi il voto segreto e sperare in qualche aiuto dall’opposizione. Altrimenti noi siamo costretti a tenere il punto».
Sull’aereo di Stato scende il gelo, a poco servono le battute del Cavaliere sulla sua disavventura in bagno, quando racconta di essere scivolato su una saponetta e aver sbattuto la testa. Oltre all’incomprensione su Papa pesano anche le voci di nuovi provvedimenti giudiziari in arrivo già  lunedì. Un’ondata di richieste d’arresto, intercettazioni e avvisi di garanzia che riguarderebbero una decina di esponenti del Pdl, compresi due ministri. Il clima insomma è quello di una nuova tangentopoli e la paura è che la Lega ne approfitti per saltare giù dalla nave prima che affondi. «Ma – osserva il ministro Saverio Romano, alle prese anch’egli con un rinvio a giudizio per mafia – c’è una differenza con il ‘92. Bossi deve capire che siamo in un sistema bipolare e nessuno può pensare di lucrare sulle disgrazie altrui. Se cade Berlusconi salta tutto, anche la Lega».
Eppure, nonostante tutte le preghiere e le pressioni del premier, stavolta la Lega non salverà  il soldato Papa. E nemmeno Marco Milanese, quando si tratterà  di pronunciarsi sul suo arresto. Primi segnali di un distacco dalla linea fin qui seguita dalla maggioranza. Così, sebbene il Cavaliere non disperi di poter ancora convincere Bossi (lunedì si vedranno di nuovo ad Arcore), ai piani alti del Pdl ormai si ragiona su come fronteggiare un eventuale crisi di maggioranza provocata dalla Lega a settembre.
Mentre in aula procedeva a rilento la chiama dei deputati per la fiducia, ieri Berlusconi per la prima volta si è mostrato consapevole del rischio: «L’opposizione, i pm e i poteri forti hanno provato a darci una spallata, contando sull’emergenza generata dalla speculazione contro L’Italia. Ma con il voto di oggi li abbiamo sconfitti». Il Cavaliere con i suoi deputati ostenta sicurezza, giudica «una pura fantasia» l’ipotesi di un governo tecnico supportato dal Carroccio, si dice certo di arrivare fino al 2013. Ma non gli sfuggono i movimenti in corso per preparare un’alternativa. Il fulcro di tutte le manovre è sempre il Carroccio, dove l’ala di più stretta osservanza berlusconiana si è ridotta alla decina di deputati che si riconoscono nel capogruppo Reguzzoni. Mentre la maggioranza dei parlamentari padani vive ormai con insofferenza la difesa a tutti i costi di Fort Alamo.
In questo clima l’opposizione non sta certo a guardare e ha individuato in Roberto Maroni l’interlocutore più disponibile. Ieri Enrico Letta, il vicesegretario del Pd, si è seduto a tavola a Montecitorio con il ministro dell’Interno e l’ha salutato con una battuta: «Allora, quand’è che facciamo un bel governo Maroni?». Poi Maroni ha incontrato anche Pier Luigi Bersani, mentre Pier Ferdinando Casini avrebbe sondato le intenzioni di Umberto Bossi. È un corteggiamento intenso, che ha come obiettivo quello di arrivare a un governo tecnico con dentro la Lega. A guidarlo dovrebbe essere l’economista Mario Monti, ex commissario Ue e presidente della Bocconi, che nei giorni scorsi ha avuto i primi abboccamenti con alti dirigenti del Pd, da Rosy Bindi allo stesso Letta.
Maroni lavora invece per convincere Umberto Bossi, ancora indeciso se mandare a casa o meno Berlusconi e archiviare così un’alleanza che ha segnato la seconda repubblica. A cena con alcuni deputati, il Senatur si è mostrato ancora prudente: «Berlusconi deve capire che l’unico modo per fare le riforme è mantenere un clima bipartisan. Se Silvio non ragiona si possono considerare altre ipotesi, ma per ora non ci sono alternative a questo governo». «Per ora», appunto.


Related Articles

LA MELA AVVELENATA

Loading

L’applausometro al seguito del senatore Mario Monti, timoniere di un governo di emergenza nazionale dal Pdl al Pd, va di pari passo con la bordata di fischi contro le voci che invece indicano la via maestra delle elezioni.

Bossi vede Tosi, tregua nella Lega

Loading

Il sindaco di Verona: «Umberto è il capo». Ma pensa a una sua lista civica

UNA CERTA IDEA DI PARTITO

Loading

   Il modo in cui si è chiusa la recente Assemblea del Pd – è stato ampiamente notato da molti con piena ragione – lascia tutti coloro che ritengono che principalmente sulle spalle di questo partito poggi la responsabilità di dare al Paese la speranza di una strategia e di un governo all’altezza dei gravi e difficili problemi che incombono sul suo avvenire stupefatti e francamente molto amareggiati.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment