Un massacro made in Norvegia

by Sergio Segio | 24 Luglio 2011 7:18

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 COPENAGHEN.Il dramma norvegese di un attacco terroristico è iniziato alle 15,20 dell’altro ieri con una gigantesca esplosione nel centro di Oslo, accanto all’edificio che ospita gli uffici del primo ministro Jens Stoltenberg, la TV2 e numerose redazioni di giornali. Un’esplosione che ha ridotto una vasta area in zona di guerra, con almeno sette morti e 15 feriti. Dopo poco più di un’ora un giovane di 32 anni, Anders Behring Breivik, norvegese, arriva in uniforme della polizia nell’isola di Utà¸ya, a 40 chilometri da Oslo, dove da giorni 560 ragazzi e ragazze sono raccolti per il campo estivo dei giovani del Partito del lavoro norvegese.

Ha con sé varie armi da guerra, avvicina i giovani presentandosi come agente e con calma li uccide uno a uno, senza scomporsi. Molti giovani fuggono nel bosco per trovare riparo, dietro gli scogli, o si lanciano in mare nella speranza di raggiungere la terraferma a nuoto. La polizia interviene dopo trenta minuti durante i quali il massacro continua indisturbato: 85 giovani uccisi sono stati identificati, circa 30 sono ricoverati in ospedale in gravi condizioni e si è ancora alla ricerca di altre vittime nel bosco o affogate in mare. Al momento dell’arresto l’assassino si mostra calmo, ripete le motivazioni che da tempo sostiene sia nei partiti e movimenti di destra, sia sul suo sito: document.no. Parla di «tradimento dei valori nazionali da parte del governo», esprime posizioni anticomuniste, un forte odio per l’islam e l’appoggio al sionismo. Valori dai quali il governo del suo paese si sarebbe allontanato per le sue riserve a partecipare alle guerre dell’Occidente (ultima quella libica) e per sforzarsi di preservare il sistema di welfare e, infine, con politiche di apertura verso i migranti.
L’ipotesi delle prime ore, quella di un «attentato islamico», si è rapidamente sgretolata quando è stata resa nota l’identità  del terrorista, Anders Behring Breivik: bianco, cristiano e anticomunista. Gli esperti hanno messo in relazione l’attentato, per ispirazione e mezzi tecnici adottati, con quello di Oklaoma negli Stati Uniti del 1995. L’attacco richiama alla memoria anche il terrorismo di stato sperimentato in Europa in passato. Terroristi lucidi, che non si fanno saltare in aria come gli islamisti, ma pianificano e osservano la morte delle loro vittime.
Anders Behring Breivik è stato membro del Partito del Progresso norvegese, presidente e membro della direzione della sezione di Oslo Vest per due anni. La sua adesione al Partito del Progresso risale al 1999 ed è stato attivo nel movimento giovanile di questa organizzazione dal 1997 al 2007. I rappresentanti del partito del Progresso norvegese (Behring Breivik) e danese (Pia Kjà¦rsgà¥d) hanno espresso la loro ferma condanna per l’attentato.
L’obiettivo dell’attacco è il governo norvegese, l’unico dei tre paesi dove il Partito del Lavoro, contrariamente ai partiti socialdemocratici svedese e danese, ha conservato il potere politico. Tensione politica e rischio di coinvolgimento in atti terroristici hanno suscitato preoccupazioni nei paesi scandinavi nel corso degli ultimi anni, sommandosi alle conseguenze sociali prodotte dalla crisi europea e alla crescente partecipazione dei paesi scandinavi alle operazioni di guerra.
Rispetto ai suoi vicini, la Norvegia è il paese che presenta politiche economiche e sociali di maggiore equilibrio, politiche migratorie di maggiore apertura, e maggiori riserve verso le avventure militari. L’ipotesi islamica non ha perciò fondamento mentre sono possibili tentativi di destabilizzazione politica verso un paese che in Europa è «un’isola felice». D’altronde, la memoria del «caso Palme», che ebbe l’effetto di eliminare la socialdemocrazia dal governo della Svezia, non è del tutto scomparsa. Per persone di una destra neoliberista e xenofoba, come nel caso dell’attentatore, le politiche del governo norvegese appaiono un tradimento della crociata dell’Occidente.
E la polizia norvegese sta effettuando controlli per verificare se si tratti di un gesto isolato o se vi sia la presenza di altri complici come varie testimonianze e il carattere complesso dell’attentato sembrano suggerire.
I servizi di sicurezza norvegesi (Pst) segnalano che i movimenti di destra hanno di recente reagito alla loro debolezza interna stabilendo contatti con la criminalità  organizzata acquisendo così anche più facile accesso alle armi. Contatti sono stati rilevati con ambienti estremisti di destra russi, non estranei a varie forme di assassinio politico. Un fenomeno questo riscontrato anche in Danimarca, secondo i servizi di sicurezza danesi (Pet), e che è tra le ragioni dell’aumento della violenza e della criminalità  organizzata nel paese, della diffusione delle armi tra i giovani e della recente decisione di introdurre maggiori controlli alle frontiere.

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