Un cavallo di Troia per salvare Atene

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 PARIGI.Pompieri al lavoro, ieri al vertice straordinario della zona euro a Bruxelles, per spegnere l’incendio divampato in Grecia e ormai in via di contagio dai paesi periferici a Italia e Spagna. Dopo ore di riunione, l’accordo raggiunto ferma l’emorragia, ma rimanda le soluzioni di fondo per impedire che, prima o poi, la crisi riesploda.

Ci sarà  una ristrutturazione parziale del debito greco, che significa, senza dirlo chiaramente, che la zona euro accetta un default selettivo del debito greco. Il Fondo europeo di stabilità  finanziaria potrà  intervenire in modo più flessibile, cosa che apre la strada all’eventualità , in un futuro, di creare eurobond, cioè una mutualizzazione dei debiti. Ma questa ipotesi resta ipotetica, anche se Sarkozy è ottimista e parla di «un abbozzo di Fondo monetario europeo». Per il momento, a Bruxelles sono state approvate delle formule alambiccate per cercare di isolare la crisi greca ed evitare che il contagio si propaghi. I leader europei incrociano le dita e sperano che la crescita arrivi a risolvere la situazione. Anche se non fanno nulla per stimolarla. Anzi. Per la Grecia – e per tutti gli indebitati – il futuro è fatto di rigore.
Le Borse europee hanno anticipato ieri, con una certa euforia, le conclusioni del vertice dell’«ultima chance» per evitare il baratro alla Grecia e, soprattutto, all’intera zona euro. Riunione fiume, ieri pomeriggio, dopo il lavoro degli sherpa la mattina, sulla base del compromesso raggiunto dopo 7 ore di colloquio, la vigilia a Berlino, tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Alla cena si era unito anche il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet.
Il testo del compromesso dà  più tempo alla Grecia, prevede un ribasso dei tassi di interesse e un allungamento della scadenza del debito: il costo del denaro per i paesi in difficoltà  (anche Portogallo e Irlanda) scenderà  dal 4,5 al 3,5%, mentre la durata dei prestiti del Fondo di solidarietà  europea raddoppia, da 7,5 anni a 15, come minimo (ma in caso di difficoltà  potrà  arrivare a 30 anni). Per la Grecia, i fondi strutturali che non sono ancora stati utilizzati verranno riallocati per migliorare la competitività  e stimolare la crescita. Nella bozza dell’accordo c’è persino un riferimento a un «Piano Marshall» europeo, che resta però indefinito. Il testo sottolinea che lo sforzo è fatto per la Grecia, che attraversa «una situazione eccezionale». Gli altri paesi si impegnano «solennemente» a riaffermare «un’inflessibile determinazione» a rispettare gli impegni presi con i creditori e per realizzare le riforme (fiscali e strutturali) promesse. A ottobre è rimandata la riflessione su un progetto più consistente per organizzare, nel futuro, la gestione di crisi analoghe.
Le discussioni sono durate ore perché il problema principale è stato inquadrare la partecipazione dei privati allo sforzo di aiuto alla Grecia. Merkel vuole che anche banche, assicurazioni e fondi di investimento facciano la loro parte, mentre la Bce, appoggiata dalla Francia, teme le conseguenze di un default parziale che questo coinvolgimento produce stando al giudizio delle agenzie di rating.
Lo scaglionamento del debito di Atene maschera il fatto che, alla fine, una parte del debito verrà  di fatto annullata. Le banche, che erano presenti al vertice dei 17 paesi della zona euro (c’erano Bnp, Deutsche Bank e l’Istituto Finanziario Internazionale), hanno frenato fino all’ultimo, non vogliono pagare («quando ci chiedono di pagare ci innervosiamo» ha ammesso un banchiere). E sanno che, alla fine riusciranno a non pagare: minacciando il fallimento, sono sempre riuscite a far scucire i soldi da parte degli stati che li trovano nelle tasche dei pantaloni. Solo Lehman Brothers e la Northern Rock hanno fatto eccezione, con le conseguenze che sappiamo. Intanto, gli istituti finanziari portano a casa la rinuncia all’ipotesi di una tassa sulle banche, che era stata ventilata. I 17 sperano che le proposte di ieri a Bruxelles servano a distendere il mercato del finanziamento interbancario (le banche si prestano i soldi tra loro), che si era già  fatto sentire anche ai danni dell’Italia. Se il Fondo europeo di stabilità  finanziaria, accresciuto, potrà  intervenire preventivamente a favore dei paesi più fragili, il contagio potrà  venire limitato.
Al vertice di ieri ha partecipato anche Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario, a cui gli europei chiedono con insistenza di contribuire al nuovo piano di aiuto alla Grecia, che per il momento prevde 109 miliardi dal Fondo europeo, con una partecipazione dei privati intorno ai 37 miliardi.
Il principale sforzo fatto ieri a Bruxelles è stato quello di convincere Merkel a un gesto di solidarietà , per arrivare a una riduzione di fatto del debito greco a un livello sostenibile. La cancelliera, che guarda a est (alla Russia per il gas) più che all’Europa, è criticata anche in patria.

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IN CRISI

il «buco nero» L’indebitamento della Grecia ammonta a 350 miliardi di euro. Il buco nel bilancio ordinario dell’Amministrazione per i primi sei mesi del 2011 è di 4,5 miliardi di euro. In relazione agli obiettivi fissati le entrate hanno registrato una diminuzione di 3,26 miliardi.
LE BANCHE AL TAVOLO Al vertice dell’eurozona a Bruxelles erano presenti i ceo di Bnp Paribas, Baudouin Prot, e della Deutsche Bank, Josef Ackermann, il presidente dell’Institute of International Finance, Charles Dallara, l’ad di Deutsche Bank, Josef Ackermann.
UNA SOLUZIONE ECCEZIONALE Quello che è emerso dal vertice di Bruxelles è «un percorso sostenibile e un debito sostenibile per la grecia», ha affermato il primo ministro Giorgios Papandreou nella conferenza stampa con Van Rompuy e Barroso.
ECONOMIST VS BERLUSCONI Nonostante lo sprint con cui è stata approvata la manovra «il pacchetto di misure non aiuterà  l’Italia ad uscire dalla crisi». È l’analisi dell’Economist che punta l’indice sul rinvio del taglio agli stipendi dei parlamentari, di gran lunga i più pagati d’Europa.


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