by Sergio Segio | 12 Luglio 2011 6:42
MILANO – Nessuna sorpresa. Ritardo a parte. Il ministero per lo Sviluppo economico ha pubblicato bando e disciplinare di gara per assegnare i sei multiplex nazionali sul digitale terrestre. Un “beauty contest” televisivo imposto dall’Unione europea per chiudere la procedura d’infrazione aperta nel 2006. Per Bruxelles il modo in cui l’Italia stava passando al digitale terrestre danneggiava la concorrenza: cristallizzava il duopolio Rai-Mediaset già esistente. «Nel bando, però, si nota subito la particolare attenzione nei confronti degli incumbent, degli operatori già presenti sul mercato» dice Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd.
Le regole della gara sembrano scritte proprio per garantire a Rai e Mediaset le migliori frequenze. I sei multiplex sono stati divisi in tre lotti, ma solo il secondo è davvero pregiato: «I canali 55 e 58, in utilizzo già da Rai e Mediaset – prosegue Gentiloni – sono monofrequenza, gli altri invece rischiano di subire interferenze di trasmissione con canali locali e internazionali». Monofrequenza è anche quello teoricamente destinato a Telecom Italia Media, ma la tecnologia utilizzata è diversa, mentre tra gli altri i canali il 6 e il 25 hanno due diverse frequenze, il 59 ne ha tre. Per questo motivo, infatti, Aeranti Corallo aveva proposto di non assegnare i lotti migliori e di riservarli agli editori locali: «Sarebbero serviti a recuperare una parte delle frequenze sottratte al settore dalla riassegnazione dei canali 61-69 per i servizi di comunicazione mobile a banda larga» spiega Marco Rossignoli, numero uno di Aeranti Corallo. Ma il disciplinare è chiaro: per il lotto migliore possono partecipare tutti tranne Sky, l’unico operatore che ai punti avrebbe potuto insidiare Rai e Mediaset. Per stilare la classifica verrà nominata una commissione giudicante, ma il regolamento preparato dagli uffici del ministro Paolo Romani è già molto dettagliato. Certo, per ottenere il via libera da Bruxelles il governo ha dovuto limitare il campo di manovra degli incumbent limitando la possibilità di partecipazione di Rai e Mediaset, ma la struttura di punteggi studiata sembra scritta proprio i due big. Per ottenere un buon risultato non basteranno i piani di sviluppo e investimento o la qualità dei programmi. Un peso rilevante lo avrà anche la copertura «nazionale» della rete. Ma proprio sul termine «nazionale» potrebbero nascere i problemi. L’Ue per dare il via libera ha voluto che sparissero tutti i connotati legati all’italianità della gara e la parola «nazionale» potrebbe essere interpretata in qualunque modo. «Per esempio – spiegano alcuni tecnici – Tdf è un colosso francese con una rete di trasmissione nazionale enorme. Superiore a quella di Elettronica industriale (Mediaset) o Rayway (Rai). Se formasse un consorzio con qualcuno che ha contenuti pregiati metterebbe in seria difficoltà la commissione». E difficilmente gli operatori stranieri rinunceranno alla possibilità di mettere le mani, gratis, su una frequenza che vale almeno 350 milioni.
Un problema che al commissario europeo per la concorrenza, Joaquin Almunia, non interessa. Lui chiuderà la procedura d’infrazione solo con l’assegnazione delle frequenze. Che comunque non avverrà prima del 2012.
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