Tremonti spiato, indagano i pm romani
ROMA — La Procura di Roma annuncia di voler aprire un fascicolo su Giulio Tremonti. Anzi il capitolo romano dell’inchiesta sulla P4 che, partita dalla Procura di Napoli, ha già coinvolto il collaboratore del ministro e deputato pdl Marco Milanese, potrebbe aprirsi lunedì prossimo. L’intenzione dei magistrati della Capitale, a quanto pare, è di chiarire se Tremonti sia stato effettivamente spiato, così come lui stesso aveva riferito nei giorni scorsi in un’intervista (senza denunciare episodi specifici).
In serata però dalla sua casa di Pavia il ministro dell’Economia ha inviato una nota ufficiale all’Ansa per dire: «Ho rappresentato alla magistratura tutto quanto era a mia conoscenza» e aggiungendo: «Il resto sono state ipotesi e forzature giornalistiche» . Secondo la nota, quindi, l’intera questione dell’incursione nella sua privacy verrebbe ridimensionata.
Tremonti, in effetti, non ne aveva mai parlato con i magistrati di Napoli che, nei giorni scorsi, in seguito a interviste rilasciate da Tremonti, avevano detto di volerlo riascoltare. Ora però il ministro dice di avere interamente spiegato ciò che lo riguarda. Tecnicamente non dovrebbe stupire la decisione di aprire un fascicolo a Roma sul ministro. Trattandosi di episodi accaduti nella Capitale appare logico che ad occuparsene sia la procura cittadina. Ma arrivati a questo punto, quando la Procura di Napoli indaga a tempo pieno sul delicato intreccio di poteri della P4, il trasferimento appare irrituale. Tanto che potrebbe profilarsi uno scontro tra procure.
Da lunedì scorso poi c’è anche il «caso Capaldo» di cui tenere conto. Un pranzo che, come ha riferito Marco Milanese ai pm napoletani, riunì il 16 dicembre 2010 in casa dell’avvocato Luigi Fischetti il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, titolare di importanti inchieste, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il già indagato (a Napoli) Milanese. Nelle ore successive lo scambio di battute affilate tra lo stesso Capaldo (individuato come possibile successore dell’attuale procuratore Giovanni Ferrara) e Giandomenico Lepore, procuratore di Napoli, ha autorizzato a pensare a dinamiche litigiose fra gli uni e gli altri. Romani e napoletani. Non è la prima volta che la Procura di Roma si trova a sollecitare atti che, in teoria, dal punto di vista territoriale, le competerebbero. Era già accaduto, ad esempio, per l’inchiesta sulle Grandi Opere condotta dalla Procura di Firenze e che, a un certo punto, finì per coinvolgere il pm romano Achille Toro. Allora il procuratore di Roma si disse «amareggiato» per aver saputo «solo dai giornali» dell’indagine su Toro.
Quanto alla Guardia di Finanza, venerdì il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto aveva parlato di un eccesso di potere dei finanzieri («Anche io non mi sento tranquillo» aveva confidato in un’intervista radiofonica) scatenando l’ira del Cocer: «Parole inappropriate e inopportune» hanno detto i rappresentanti della Guardia di Finanza e «Un’offesa alla dignità dell’Istituzione» . Non solo ma in seguito alle sue dichiarazioni lo stesso ministro dell’Economia si era rivolto con una telefonata «riparatrice» al comandante generale della Guardia di Finanza, Nino Di Paolo, per esprimergli «piena fiducia» e confermare che «il corpo ha sempre agito nel pieno e rigoroso rispetto delle leggi» .
Anche questo ribadito ieri sera da Pavia: «Ho profonda stima e fiducia nella scorta della Guardia di Finanza che mi segue da moltissimi anni» . Sulle parole di Tremonti è intervenuto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè. Riferendosi alle dichiarazioni del ministro «Non ho bisogno di rubare soldi agli italiani» , il sottosegretario ha detto che «le parole dette da Tremonti in tv offendono l’intelligenza degli italiani» . Dice Felice Belisario, senatore idv e membro del Copasir: «Sentendosi spiato pensa bene, anziché rivolgersi all’autorità e riferire al Copasir, di accettare l’ospitalità di un suo collaboratore che sembrerebbe coinvolto in un giro di tangenti e appalti. Dovrebbe dimettersi» .
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