Tre anni in meno per diventare medici

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ROMA – La prima riforma universitaria nel dettaglio, Facoltà  di Medicina, trova ampi consensi dopo una lunga stagione di contestazione nei confronti del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ieri mattina, accompagnata a Palazzo Chigi dal responsabile della Salute, Ferruccio Fazio, la Gelmini ha presentato un progetto netto che chiede ai futuri medici due cose: costate meno come studenti ed entrate nella professione prima, «oggi ve ne offriamo la possibilità ». Punto centrale del nuovo percorso di formazione medica è la specializzazione, la fase che segue la laurea: dai 4-6 anni precedenti passa ora a 3-5 anni (a seconda della branca, sono 58 in tutto). Si taglia una stagione di studi, per alcune specialità  anche due, portando l’intero percorso universitario a 9-11 anni contro i 10-13 precedenti.
Nella visione Gelmini-Fazio, ci si potrà  specializzare entro i trent’anni e si potrà  entrare in corsia tre anni prima «facendo pratica negli ospedali con regolari contratti». A tempo determinato, s’intende. Nel taglio delle specializzazioni entrano branche regine: Chirurgia generale e Neurochirurgia passano dai sei ai cinque anni. Medicina dello sport, Scienze dell’alimentazione e Fisioterapia scendono da cinque anni a tre. Cambieranno natura i percorsi: i primi due anni saranno a forte valenza teorica e i restanti due-tre tutti dedicati all’attività . «Gli specializzandi al terzo anno inizieranno a fare i medici, cosa oggi impossibile», ha assicurato Fazio, «si crea la figura del medico resident che vediamo nelle serie televisive». Nel solco dei tagli, continua la chiusura di scuole di specializzazione: si è passati dalle 1.800 sedi del 2008 alle attuali 1.100.
Restano immutati i sei anni di laurea, ma la seconda novità  di Medicina arriva sui tre mesi del tirocinio valutativo: con la riforma, che su questo punto chiede un’approvazione europea e una legge nazionale ad hoc, i novanta giorni devono rientrare nei sei anni (oggi sono successivi) e consentiranno di conseguire una “laurea abilitante” e non far perdere undici mesi per l’ingresso nelle scuole di specializzazione a chi si è appena laureato e ha perso il carro dell’Esame di Stato (che la riforma di fatto elimina). Infine, durante l’ultimo anno di specializzazione sarà  consentito svolgere contemporaneamente il dottorato.
Per l’accesso alle facoltà  di Medicina resta il numero chiuso. «Abbiamo quattro medici ogni mille abitanti a fronte di una media Ocse di 3,3», ha detto Fazio. «Con le nuove regole scenderemo a 3,5, non abbiamo bisogno di nuovi dottori». In realtà , nei prossimi dieci anni andranno in pensione più medici di quanti giovani si saranno specializzati: la metà  degli ospedalieri lascerà  tra il 2012 e il 2021. La Cgil non contesta, ma segnala il rischio di sfruttare diecimila medici specializzandi-precari, «chiamati a svolgere turni di guardia e di ambulatorio da soli».


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