Trattativa spiazzata dall’ultimo blitz “Non c’è scudo che tenga per l’Italia”
BRUXELLES. In Europa scoppia il caso Italia. Di fronte alla borsa di Milano che stava crollando e ai tassi sui Btp che si impennavano battendo tutti i record, domenica scorsa Angela Merkel ha preso il telefono e ha chiamato Silvio Berlusconi. È una cosa che la cancelliera tedesca fa raramente e malvolentieri, vista la scarsa stima che nutre per il capo del Governo italiano.
LA NOTIZIA sarebbe rimasta segreta, se non fosse stata la stessa Merkel a rivelarlo, ieri, nel corso di una conferenza stampa. Palazzo Chigi, che non perde mai occasione per riferire dei colloqui internazionali di Berlusconi, anche quelli più insignificanti, questa volta aveva taciuto. E non a caso.
Dietro l’apparente sollecitudine della telefonata, infatti, il messaggio che la Cancelliera ha inviato al premier di un governo in lento disfacimento è stato severo: la manovra economica messa a punto da Tremonti deve passare così com’è, e semmai deve essere rafforzata evitando il ridicolo espediente di rinviare il grosso dei tagli al 2013-2014, quando verosimilmente sarà in carica in Italia un altro governo. Le pressioni interne alla maggioranza per edulcorare il rigore non devono trovare spazio. E le continue voci sui dissapori tra Berlusconi e Tremonti, condite da scandali e rivelazioni, non possono continuare perché riducono ulteriormente la credibilità di un governo che è diventato lo zimbello d’Europa. Persino l’esecutivo belga, dimissionario da più di un anno, risulta più attendibile per i mercati internazionali. Infine: sarà bene che Berlusconi trovi per la Banca d’Italia un governatore in grado di dare una immagine di credibilità , indipendenza e prestigio internazionale paragonabili con quelli di Mario Draghi.
Tutto questo è stato riassunto ieri dalla Cancelliera in una frase concisa ma eloquente: «Credo che un segnale molto importante da parte dell’Italia sarebbe l’approvazione di un budget che preveda i necessari risparmi e la consolidazione del bilancio. Questo sarebbe il segnale che l’Italia è davvero impegnata nella consolidazione e nel contrasto del debito». Il silenzio di Palazzo Chigi è ancora più eloquente sul fatto che la Merkel abbia messo il dito sul deficit di credibilità politica del governo, che ha improvvisamente proiettato l’Italia in prima linea nella guerra dei debiti sovrani.
Ma l’esplodere del caso Italia ha anche altre conseguenze a livello europeo. Innanzitutto quella di dare una salutare doccia fredda ai governi che da mesi si gingillano sui dettagli del salvataggio della Grecia: una operazione quantitativamente irrisoria per le casse dell’Eurozona, ma attorno alla quale si è innescato un braccio di ferro ideologico con la Germania che vuole a tutti i costi coinvolgere il settore privato nel risanamento.
La nuova ondata di attacchi ai debiti sovrani, con i tassi di interesse di Italia, Spagna e Portogallo che schizzano i massimi storici, nasce proprio dall’incapacità di trovare una soluzione al problema del secondo prestito greco. Il piano francese per coinvolgere le banche in un roll-over dei titoli greci in loro possesso è miseramente fallito. Le agenzie di rating hanno fatto sapere che qualsiasi riscaglionamento del debito, per quanto volontario, sarebbe considerato un segnale di «default» della Grecia. La Banca Centrale europea continua a respingere qualsiasi soluzione che contempli ipotesi di insolvenza anche parziale. E ieri i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo, riuniti a Bruxelles per discutere del nuovo prestito ad Atene, si sono trovati con un pugno di mosche in mano.
Questa volta, però, lo spauracchio italiano ha costretto tutti a mettere le carte in tavola. Se l’Italia venisse travolta dai mercati, nessuno, in Europa, sarebbe in grado di salvarla o di salvarsi. Sarebbe la fine dell’euro e verosimilmente anche del mercato unico e di quel che resta del sogno europeo. Ma il primo passo per evitare questo scenario è quello di rassicurare i mercati sul fatto che l’Europa non lascerà affondare la Grecia. E per la prima volta, di fronte all’intransigenza dei Paesi virtuosi, Germania, Austria, Olanda, Finlandia, si sono levate chiare le voci di chi non è disposto a sacrificare l’euro sull’altare dell’integralismo rigorista.
«Ci sono tensioni sui mercati finanziari di molti Paesi, forse più in Italia che altrove. Ma in realtà siamo di fronte ad un fenomeno sistemico che coinvolge tutta la zona euro. Per questo occorre trovare subito una soluzione al problema del prestito alla Grecia e della partecipazione dei privati. Non sono sicuro che si possa aspettare fino a settembre senza rischi», ha dichiarato il ministro belga delle Finanze Didier Reynders.
In mattinata, il presidente del consiglio europeo, Van Rompuy, ha convocato una riunione ristretta con il presidente della Commissione, Barroso, quello dell’Eurogruppo, Juncker, e quello della Bce, Trichet proprio con lo scopo di riuscire a forzare la mano a tedeschi e olandesi e sbloccare il nodo greco, «possibilmente entro luglio». Alla fine, perfino Angela Merkel si ammorbidisce: «bisogna trovare una soluzione rapida per la Grecia, non ho mai detto che si dovesse aspettare l’autunno». L’incubo Italia, forse, farà rinsavire l’Europa.
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