Torna la lista nera «anti ebrei»

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ROMA — Il primo post è del 28 giugno scorso. Il secondo del 5 luglio. Centosessantadue nominativi di docenti universitari, soprattutto della Sapienza, di Roma Tre e Tor Vergata, ma anche della Luiss e del Politecnico di Milano, nonché di altri atenei come quelli di Napoli, Torino, Bologna, Firenze. E due del St. Anthony’s College di Oxford e dell’università  di Halle Wittenberg.
Professori e quattro magistrati finiti in una lista pubblicata su Internet perché con cognome ebreo: i primi accusati di «manipolare le menti degli studenti» , gli altri di «proteggere gli interessi politici della lobby sionista transnazionale» . La «black list» , sulla quale indaga la polizia postale, ha anche un titolo, «La lobby ebraica per Israele all’interno delle università  italiane» , e compare sul sito «Il cannocchiale» , nel blog «Rumors» . Un indirizzo molto simile a quello da cui nel 2008 scattarono le indagini della Postale dopo la pubblicazione della prima lista di docenti ebrei, copiata in parte da un elenco di insegnanti che avevano aderito a un appello contro gli episodi di antisemitismo nelle università  inglesi.
Allora gli investigatori impiegarono pochi giorni per risalire a chi l’aveva postata: Paolo Munzi, figlio dell’ex sindaco radicale di Forano, nel reatino. Il quarantenne venne indagato per violazione della privacy e denunciato per diffamazione da due professori. Ora, dopo l’oscuramento dell’elenco da parte degli stessi gestori del «Cannocchiale» , la «black list» è tornata (anche se in serata non era più disponibile). Aggiornata in qualche nominativo. Come quello di Fiamma Nirenstein, giornalista, scrittrice, ex docente della «Luiss» , oggi parlamentare pdl e vicepresidente della Commissione affari esteri e comunitari della Camera.
Nel post del 5 luglio viene presa di mira perché nel 2008 — secondo chi ha inserito la nuova lista — non avrebbe apprezzato il fatto di essere stata esclusa dal primo elenco. «Io non ho mai pronunciato quelle parole — spiega la Nirenstein — sono però abituata a trovare il mio nome sui siti antisemiti, da quelli nazisti a quelli arabi. Ma la cosa più grave è che inserire le persone in una lista significa invitare a colpirle. Un costume barbaro— aggiunge la parlamentare —: se esprimi opinioni diverse, se sei ebreo, si spera solo che qualcuno passi dalle parole ai fatti contro di te. Come l’ultimo folle che ho denunciato alla Digos: “Abbiamo bisogno di un kamikaze per salvare l’anima di Fiamma Nirenstein”, aveva scritto. Un’istigazione a delinquere. Da 10 anni vivo sotto scorta, ma sono contenta, sono ebrea, difendo Israele e faccio il mio dovere» .
A margine della nuova lista ci sono anche insulti per il sindaco Gianni Alemanno («Fa il bunga bunga con la lobby ebraica) e il presidente della Comunità  ebraica romana Riccardo Pacifici. E Roma viene definita «più puzzolente di un kibbutz» . Ma è sul sito «Stormfront» , dove il motto è «White pride, world wide» disegnato su una croce celtica, che compare un altro elenco inquietante: quello delle attività  commerciali ebraiche nella Capitale. Fast food, pensioni, macellerie, ristoranti e pasticcerie, con indirizzo e telefono.


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