Tedesco salvato, nel Pd l’ora dei veleni

by Sergio Segio | 22 Luglio 2011 7:10

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ROMA – L'”assoluzione” di Alberto Tedesco apre una ferita profonda nel Partito democratico e rischia di scatenare un regolamento di conti. Pier Luigi Bersani, con cautela, chiede al senatore salvato di dimettersi e farsi arrestare. «Ho ascoltato ieri un discorso di assoluta dignità  da parte di Tedesco. Se resta coerente ci si può aspettare un passo indietro». Ma nega un soccorso rosso nel voto del Senato. «Non dobbiamo fare mea culpa. Stavolta no. Siamo stati compatti».
Non tutti nel Pd la pensano allo stesso modo. Dicono che Enrico Letta sia «sconcertato» per la vicenda. «È stato un errore fare il voto in contemporanea con Papa. Ci ha esposto a una figuraccia colossale», avrebbe detto il vicesegretario. Il suo dito è puntato contro Nicola Latorre, dalemiano e pugliese come Tedesco, che ha orientato il calendario dei lavori a Palazzo Madama. Il voto simultaneo con quello su Alfonso Papa infatti ha tenuto compatto il Pdl sul no all’arresto nelle due Camere. Latorre finisce nel mirino anche di Arturo Parisi per il suo “errore tecnico” che ha impedito di registrare il voto in aula. Ma Parisi parla a Latorre con l’obiettivo di colpire D’Alema.
Intorno alla questione morale e al tema giustizia il Pd si spacca. Il caso Tedesco è la punta dell’iceberg. Esistono linee diametralmente opposte nel partito. Bersani liquida il voto contrario alla richiesta di Lucio D’Ubaldo con un’alzata di spalle: «Siamo a casi limitatissimi, per il resto è stato lineare e coerente. Chi ha scelto un’altra strada se ne assume le responsabilità ». Conferma la solidità  dei sì dei voti democratici il vicepresidente dei senatori Luigi Zanda: «È finita come finiscono i voti di fiducia al Senato. Ha vinto il centrodestra. Non ci sono nostre defezioni in massa». Eppure la vicenda non si chiude qui.
Le dimissioni di Tedesco non arriveranno mai. Rosy Bindi ha gradito pochissimo il ripescaggio del senatore. Come lei Letta, Veltroni e Marino. Felice Casson parla di “questione morale” aperta nel Pd. Parisi si scaglia contro Latorre, reo di aver dettato un calendario dei lavori “sospetto” e di non aver votato per un problema tecnico. «Latorre deve spiegare», dice l’ex ministro della Difesa. Replica dell’interessato: «Ho già  spiegato il mio voto, l’ho comunicato alla presidenza e fatto verbalizzare. A Parisi piacciono le polemiche sterili e inutili». Parisi si prende l’ultima parola: «Troppe sono le risposte che sul caso Tedesco non riesco a dare. Dal suo ingresso in Senato alle sue mancate dimissioni. Altro che polemiche sterili!». Anche Dario Franceschini dice: «Il gruppo del Senato ha gestito male la vicenda». E Debora Serracchiani chiede, come molti altri, le dimissioni di Tedesco. Toglierebbero un sacco di castagne dal fuoco. E salverebbero il Pd da giorni velenosi.
Su Internet e sui social network la tensione dei militanti per il voto del Senato è altissima. Tanti interventi critici «per aver salvato uno dei nostri, dite una cosa e ne fate un’altra». Mettendo insieme l’inchiesta su Penati e Tedesco, Casson osserva che «non si può negare l’evidenza dei fatti, troppi uomini Pd coinvolti nelle indagini». L’ex pm chiede di intervenire al più presto sul codice etico.

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