by Sergio Segio | 17 Luglio 2011 8:24
ROMA – Per una di quelle non rare distrazioni, è accaduto che i deputati e i senatori siano rimasti fuori dal versamento del «contributo di solidarietà », al quale saranno chiamati da domani tutti gli altri italiani benestanti. La scure che, con l’approvazione della manovra, scenderà con un taglio del 10 per cento su tutte le pensioni che superano i 90 mila euro lordi l’anno, risparmierà infatti gli onorevoli e con loro funzionari e dirigenti dei due rami del Parlamento. Non esattamente una negligenza, per la verità . Su quelle pensioni e quei vitalizi il governo non poteva intervenire, ammesso che avesse voluto, vigendo il principio dell’autodichia di Camera e Senato.
Ma gli uffici dei questori di Montecitorio sono già al lavoro, con l’aria che tira la svista non è destinata a passare inosservata. E infatti il caso si è già aperto. Anche perché è stato stimato che solo alla Camera l’applicazione di quel taglio sulle pensioni over 90 mila consentirà una risparmio tra i 5 e gli 8 milioni di euro. E allora, la proposta sarà il piatto forte della proposta che il questore pd Gabriele Albonetti, assieme ai colleghi, porterà all’ufficio di presidenza già convocato dal presidente Gianfranco Fini per giovedì prossimo. Quando sarà messo nero su bianco una sorta di maxi piano di rientro per adeguare il bilancio interno della Camera alla manovra appena approvata e adeguarsi alla linea del rigore. Da gennaio di quest’anno già i deputati hanno subito la decurtazione di circa mille euro mensili, grazie ad altri risparmi sono stati restituiti 20 milioni di euro alle casse pubbliche. Ma il piano triennale messo a punto dagli uffici prevede ora restrizioni ulteriori, che dovrebbero portare nel triennio alla restituzione allo Stato di 15 milioni di euro nel 2012, 30 nel 2013 e 45 nel 2014. Se l’operazione riuscisse, al ministero dell’Economia tornerebbero 90 milioni in tre anni, su un bilancio che ogni anno pesa per un miliardo (sebbene ora a crescita «zero» e più light rispetto al passato).
«Il Parlamento deve fare tutto quanto è in suo potere per convincere gli italiani che le Camere non sono il luogo dove una casta privilegiata si chiude a difesa dei suoi interessi» scrive il presidente Fini in una lettera pubblicata oggi dal “Fatto quotidiano” in cui conferma l’avvio di un giro di vite. «C’è materiale per tagli significati, va verificato se c’è la volontà di farlo» aggiunge però con un pizzico di realismo. D’altronde, ha destato sorpresa quanto accaduto a metà settimana al Senato, dove due emendamenti pidiellini alla manovra hanno quasi stoppato e rinviato l’adeguamento delle indennità parlamentari a quelle dei paesi europei, nonostante la mannaia in arrivo sulle famiglie italiani. Per gli ulteriori tagli a cui pensa Fini il collegio dei questori lavora già a un piano. Dieci milioni di euro saranno risparmiati dalla sospensione dei contratti di affitto in scadenza, da dicembre quello di Palazzo Marini a Piazza San Claudio. E ancora, sotto le forbici finiranno le auto blu di cui oggi usufruiscono una settantina di persone per tappe anche fuori dalla Capitale (corse limitate solo a Roma), ma anche spese «strutturali», quali la ristorazione. Mentre già da questo mese, i deputati ricevono la loro busta paga non più in cartaceo ma online. La stretta sui conti porterà forse a un rinvio a settembre dell’approvazione del bilancio interno 2011. Ieri anche il governatore Formigoni ha invocato «segnali forti: i tagli alla politica andavano fatti e possono essere recuperati». Di Pietro pessimista: «Hanno scelto un’altra strada, quella di togliere ai cittadini e salvare la casta».
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