Tabloid-gate, Murdoch si scusa la sua prediletta getta la spugna

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LONDRA – Murdoch ora è quasi in ginocchio e dopo le resistenze e le frasi dai toni sprezzanti dei giorni scorsi chiede scusa, «mortificato». Ieri mattina si è dimessa Rebekah Brooks, numero uno dell’impero di Murdoch in Gran Bretagna, ex direttrice dei tabloid emblema della «macchina del fango» inglese, il sacrificato News of the World, e del The Sun. Odiata tanto quanto in passato è stata invidiata, Rebekah Brooks era stata subito l’imputata di cui tutti hanno chiesto la testa, ma era rimasta al suo posto, ha spiegato una nota, perché Murdoch ne aveva respinto le dimissioni.
Ha cominciato proprio lei a chiedere scusa: «In quanto capo amministratore delegato del gruppo, sento un profondo senso di responsabilità  per coloro che abbiamo danneggiato – ha scritto – e voglio ribadire quanto mi dispiace per quello che adesso sappiamo essere accaduto», aggiungendo che lasciare il suo posto le consentirà  di «avere il tempo di garantire la completa cooperazione per tutte le richieste, presenti e future». Ancora una volta i politici hanno cantato vittoria, su tutti il premier Cameron, che ha commentato: «Ha preso la decisione giusta».
Il leader conservatore ha potuto segnare un altro punto a suo favore poco dopo, quando sono arrivate anche le scuse di Rupert Murdoch, del quale soltanto aveva osservato: «Non ha capito la situazione, si è preoccupato per Rebekah Brooks, ma non per le vittime». Proprio con la famiglia di Millie Dowler, la tredicenne uccisa nel 2002 della quale il News of the World intercettò la segreteria telefonica, il magnate australiano si è incontrato ieri pomeriggio, e tenendosi la testa tra le mani si è scusato più volte, a quanto ha riferito il legale della famiglia, che lo ha descritto «umiliato, scosso e sincero».
Ma non battuto. Lo dimostra l’articolo uscito sul quotidiano statunitense di sua proprietà , il Wall Street Journal, dove ha smentito ogni voce di vendita e ha sostenuto che la crisi è stata gestita «estremamente bene, con piccoli errori» e in modo da «poter rimediare ogni cosa». Una delle mosse per raddrizzare la situazione è la nomina di Tom Mockridge, neozelandese, fino a ieri capo di Sky Italia, a sostituto della Rebekah Brooks. Il nuovo numero uno della filiale britannica è la faccia pulita dell’impero di Rupert Murdoch, senza relazioni con i centri del potere poiché è passato dall’Oceania a Milano, quindi estraneo allo scandalo e soprattutto fuori dalla guerra interna al colosso editoriale scatenatasi in questi giorni. Negli Stati Uniti invece si è dimesso Les Hinton, oggi a capo di Dow Jones, la società  che controlla il Wall Street Journal, ma che all’epoca delle spiate illegali era a capo della filiale inglese di News Corp.
Un cambio ai vertici potrebbe esserci anche a Scotland Yard, dove sono sempre maggiori le pressioni sul capo, Lord Paul Stephenson, colpevole di aver impiegato nel 2009 come consulente il giornalista Neil Wallis, ex vicedirettore del News of the World arrestato ieri mattina.


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