Tabloid-gate, Cameron nella bufera muore la “talpa” dello scandalo

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LONDRA – Era successo in precedenza per discutere dell’intervento in Jugoslavia, oppure quando si parlò di Iraq e armi di distruzione di massa. Ora succede per discutere dello scandalo intercettazioni illegali: il premier David Cameron ha convocato per domani una seduta straordinaria del Parlamento, pressato dalla stampa e dall’opposizione perché chiarisca quali sono stati i suoi rapporti con il «sistema Murdoch». I colpi di scena nella vicenda che ha messo sotto accusa i giornali del magnate australiano in Gran Bretagna si succedono con inimmaginabile rapidità , non c’è giorno in cui non cada una testa eccellente e ieri c’è stato anche il dubbio che ci fosse la prima vittima. In serata si è infatti diffusa la notizia che Sean Hoare, l’ex giornalista del News of the World ad accusare Andy Coulson di aver approvato e incoraggiato i metodi illegali, è stato trovato morto nella sua casa. La polizia ha parlato di «morte non sospetta», ma il fatto che Hoare fosse stato il primo a raccontare nei dettagli dei metodi illeciti del giornale ha fatto tornare alla mente il caso di David Kelly, lo scienziato al centro del rapporto sulle armi di distruzione di massa trovato morto pochi giorni prima che potesse testimoniare.
Ma ieri è stata soprattutto la giornata in cui Cameron è stato messo alle corde, sulla scia delle dimissioni, domenica sera, del capo di Scotland Yard, sir Paul Stephenson. L’ufficiale ha infatti sostenuto di aver lasciato il suo posto anche per non «compromettere il premier», non avendo parlato dell’assunzione dell’ex vicedirettore di News of the World, Neil Wallis, come consulente della polizia per il clamore che stava avendo la vicenda Coulson e il suo ruolo di capo ufficio stampa di Cameron.
In ambito politico nessuno ha chiesto le dimissioni del premier, ma le analogie con la posizione di Lord Stephenson sono state sottolineate da più parti. Cameron, in viaggio in Africa, ha sostenuto di aver fatto «tutte le mosse giuste» e di aver risposto «alle domande in maniera totalmente trasparente e chiara su ciò che bisogna fare», ma gli sviluppi delle ultime ore, e soprattutto l’audizione di Rupert e James Murdoch e Rebekah Brooks, prevista per oggi pomeriggio davanti alla commissione parlamentare, solleveranno altri quesiti.
Cameron ha ulteriormente ridotto il suo viaggio e già  questa sera sarà  a Londra per «preparare l’intervento in Parlamento», ma anche, è sicuro, per essere nel luogo dove si svolgerà  l’evento del giorno. Davanti ai deputati della commissione, infatti, ci sarà  anche Rebekah Brooks, rilasciata domenica in nottata su cauzione e pronta a protestare la sua innocenza, come ha fatto ieri per bocca del suo avvocato.
Nell’effetto domino che fa cadere una testa dopo l’altra ieri è toccato a John Yates, numero due di Scotland Yard, accusato di aver liquidato nel 2009 i primi resoconti sullo scandalo intercettazioni senza approfondimento o, secondo alcuni, con colpevole superficialità . Yates si è dimesso quando dai media arrivavano già  le indiscrezioni sulle intenzioni di Scotland Yard di sospenderlo e in serata il Guardian ha accusato Yates di aver aiutato la figlia del giornalista Neil Wallis ad essere assunta da Scotland Yard. Nel pantano dello scandalo per ora sembra esserci un solo vincitore, il laburista Ed Miliband, che ieri i sondaggi davano in crescita su David Cameron.


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