by Sergio Segio | 20 Luglio 2011 6:25
CITTà€ DEL VATICANO – Il Papa è in vacanza a Castel Gandolfo ma era stato informato dal segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, dell’intenzione di preparare un piano per salvare l’ospedale San Raffaele di Milano dalla bancarotta. E con il via libera del Santo Padre, ora in ferie, il numero due della Santa Sede, da solo a Roma, ha messo la quarta per affrontare una serie di operazioni che gli stanno a cuore: estromesso l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi dalla diocesi milanese, il progetto è quello di mettere le mani sull’Istituto Toniolo, considerato la cassaforte dell’Università Cattolica, e sul San Raffaele.
Il suicidio dell’ex vicepresidente dell’ospedale, Mario Cal, ha naturalmente creato sconcerto. Ma al di là della pietà cristiana per il braccio destro del fondatore don Luigi Verzè, da un punto di vista operativo i quattro fedelissimi di Bertone ora presenti nel Consiglio d’amministrazione (Gotti Tedeschi, Flick, Malacalza e Profiti) intendono procedere, pur muovendosi con prudenza per verificare i buchi nel bilancio.
Eppure in Vaticano e negli ambienti della Conferenza episcopale italiana la domanda che corre è: perché la Santa Sede è entrata di prepotenza e senza preavviso nella gestione di un ente, famoso per la sua eccellenza, eppure gravato da quasi un miliardo di debiti? Il San Raffaele non ha infatti nulla che lo leghi alla Chiesa. Vi si pratica addirittura la fecondazione artificiale, condannata dalla dottrina ufficiale, e nei suoi laboratori si compiono ricerche tutt’altro che in linea con le impostazioni religiose riconosciute. Nella sua Università insegnano professori di vedute liberali, da Massimo Cacciari a Vito Mancuso, da Edoardo Boncinelli a Luca Cavalli-Sforza.
Di fronte all’approccio bertoniano la Cei non è rimasta ferma. Il suo presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, era stato anch’egli informato. Ma formalmente l’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della sanità si è riunito nei giorni scorsi a Milano, alla presenza anche di Tettamanzi, chiedendo spiegazioni al Vaticano sulla scelta di salvare l’ospedale e di inserire nel Cda uomini di fiducia del Segretario vaticano. Tra questi per l’appunto Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, Giovanni Maria Flick, già presidente della Corte Costituzionale, Giuseppe Profiti, presidente dell’ospedale Bambin Gesù di Roma (oggi vice presidente del San Raffaele con pieni poteri), e l’industriale Vittorio Malacalza, vicepresidente della Pirelli.
E la risposta è l’intenzione della Segreteria di stato vaticana di avviare un’operazione finanziaria che, in futuro, possa portare alla creazione di un polo sanitario cattolico, riunendo oltre al Bambin Gesù e al San Raffaele anche il Policlinico Gemelli e il ricco ospedale di Padre Pio da Pietrelcina in Puglia. Un polo che andrebbe a rafforzare i conti dei bilanci vaticani, oggi in affanno, in un settore in linea con i dettami della dottrina e con la possibilità di ricevere sovvenzioni pubbliche. Un’operazione che potrebbe inoltre garantire a Bertone, attraverso il Gemelli, di mettere le mani sull’Università Cattolica di Milano e quindi giungere al tanto sospirato controllo del Toniolo.
In questo senso sono da registrare i ripetuti e imperiosi ordini di Bertone a Tettamanzi di lasciare la guida dell’Istituto e favorire nuovi ingressi, tra i quali quello di Flick. Ma Tettamanzi resiste, in attesa dell’arrivo a settembre del suo successore, l’attuale Patriarca di Venezia, Angelo Scola, d’accordo con lui per far restare l’Università Cattolica nella disponibilità dei vescovi italiani. Una complessa operazione di finanza vaticana che trova la neutralità del governo Berlusconi. Con il ministro Tremonti che vede impegnato nel piano sull’ospedale lo Ior guidato dal suo amico ed economista Gotti Tedeschi. Le due partite del San Raffaele e del Toniolo sono distinte, benché intrecciate, e con possibili esiti diversi. Ma unite dalla necessità di fare presto, di fronte allo sbarco di Scola, notoriamente inviso a Bertone; o a una possibile richiesta di fallimento del tribunale sul San Raffaele; o a una crisi politica. Un braccio di ferro multiplo, senza esclusione di colpi. E di colpi di scena anche tragici, come si è visto.
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