by Sergio Segio | 23 Luglio 2011 7:27
Il sindacato dei minatori sta chiamando allo sciopero anche i lavoratori del carbone e quelli delle miniere d’oro. Da una settimana, sciopera il settore petrolifero e il carburante scarseggia nei distributori di benzina di Johannesburg, capitale economica del paese.
In un’economia attraversata da una forte inflazione (oltre il 4,6%), mentre il governo teme di veder fuggire gli investitori stranieri (attirati dai bassi salari), i lavoratori non intendono pagare il prezzo della crisi. Ormai da qualche anno, in giugno e luglio, quando l’attività economica rallenta per il lungo inverno australe, si fanno sentire. Lunedì, durante i festeggiamenti per i 93 anni di Nelson Mandela, i dimostranti hanno chiesto aiuto a «Madiba» scrivendo sui cartelli: «Nelson, amico mio, stiamo ancora soffrendo».
Oltre 170.000 lavoratori sono scesi in sciopero quest’anno: i metalmeccanici (250.000), quelli dell’industria chimica, del petrolio o del legno, uniti intorno alle rivendicazioni salariali. Oggetto di trattativa, il salario minimo a 6.000 rand (circa 600 euro), la settimana di 40 ore e l’allungamento dei congedi parentali. Secondo il Cosatu, la principale organizzazione sindacale del paese, per vivere una vita decente, occorrono almeno 4.000 rand al mese. Quasi tutti i settori hanno ottenuto il 10% di aumento salariale. Gli industriali minacciano: «se aumentano i salari, ci sarà meno occupazione». Gerhard Papenfus, presidente dell’Associazione nazionale degli imprenditori, ha scritto a tutti i dirigenti d’impresa per invitarli a non cedere alle rivendicazioni sindacali.
Un ricatto che pesa in un paese che, durante la crisi mondiale del 2009, ha licenziato un milione di persone, per lo più lavoratori senza qualifica. Il presidente Jacob Zuma afferma che la creazione di posti di lavoro è una priorità del suo governo, ma il tasso di disoccupazione sfiora il 26%, e per oltre il 50% riguarda la popolazione nera. Le disuguaglianze crescono insieme al costo dei servizi. Dal primo luglio, l’elettricità è aumentata del 26%. Per una famiglia di reddito medio-basso, spendere in media 80 euro per la luce durante l’inverno, diventa insostenibile. Secondo il Labour Research Service, gli scioperi aumenteranno: perché la crescita economica dalla fine dell’apartheid si è basata sul consumo sfrenato. Per spingere i sudafricani a comprare, il governo ha favorito il sistema di credito e ora ai lavoratori restano solo debiti.
Per i sindacati, le disuguaglianze sociali evidenziano una forma di «schiavitù moderna» che avvantaggia le grandi imprese: «È una vergogna – ha dichiarato Zwelinzima Vavi, segretario generale del Cosatu – che il 57% dei sudafricani viva con meno di 500 rand al mese, mentre gli imprenditori guadagnano in media 59 milioni di rand all’anno».
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