Standard & Poor si accanisce: Atene sul baratro del crack. Incertezza sul «piano Marshall»

by Sergio Segio | 28 Luglio 2011 7:17

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 Il mancato accordo negli Usa sul tetto del debito ha fatto un po’ passare nel dimenticatoio la crisi greca che seguita, tuttavia, a condizionare gli umori dei mercati che, giovedì della scorsa settimana, si erano eccitati all’annuncio di un nuovo piano di salvataggio di Atene che, secondo molti analisti, appare però insufficiente a tirare definitivamente fuori dai guai la Grecia. Non a a caso ieri Standard & Poor ha ridotto nuovamente il rating della Grecia portandolo da «CCC» (che significa «situazione venerabile») a «CC» che vuol dire debito «molto vulnerabile e altamente speculativo».

La decisione, ha spiegato l’agenzia di rating, è stata presa dopo l’annuncio del coinvolgimento dei privati nello scambio dei titoli di stato greci. Secondo S&P il coinvolgimento dei privati nel piano di salvataggio è una ristrutturazione mascherata che comporterà  perdite elevate (tra il 70 e il 50 per cento) per chi aderirà  all’iniziativa. S&P tace, però, sul fatto che senza riscadenzamento del debito i privati rischiano di non ricevere più un euro. La decisione di S&P è arrivata dopo una dichiarazione preoccupante da parte di David Beers, responsabile dei rating sovrani dell’agenzia statunitense, secondo il quale a breve sarebbe stato possibile un nuovo taglio del rating, già  sotto outlook negativo.
Pessimista sulla Grecia (e non solo) è anche Nouriel Roubini (uno dei pochissimi economisti a aver previsto la crisi globale di 3 anni fa) secondo il quale il nuovo pacchetto di salvataggio a favore della Grecia non metterà  fine alla crisi del debito della zona euro. E ha sottolineato che anche Irlanda e Portogallo «sono insolventi». In un’intervista al settimanale tedesco Die Zeit, Roubini ha spiegato che «in pochi anni l’attuale piano di aiuti per il Portogallo fallirà . La stessa cosa avverrà  per l’Irlanda» e «le probabilità  che la Grecia o il Portogallo lascino la zona euro si attestano al 30%».
A generare incertezza sul piano Marshall per la Grecia, anche se le misure prese dal governo ellenico sono molto radicali, è il problema dei tempi. «Il piano va nella giusta direzione – ha dichiarato Angelo Drusiani, gestore obbligazionario di Banca Albertini Syz – ma c’è un problema: i mercati temono che ci possano essere intoppi nell’approvazione da parte dei singoli paesi». La conferma è arrivata da una affermazione di Franà§ois Baroin , ministro delle finanze francese, secondo il quale il voto del parlamento sul piano salva Grecia non avverrà  prima di ottobre. Insomma, come accaduto meno di due anni fa – quella volta soprattutto per colpa della Merkel – la lentezza con la quale vengono approvati i piani di salvataggio li rende più costosi e meno efficaci. Intanto la Grecia ha nominato Bnp Paribas, Deutsche bank e l’inglese Hsbc come advisor per la ristrutturazione dei titoli di Stato detenuti da investitori privati a cui verrà  allungata la scadenza nell’ambito del nuovo piano di salvataggio concordato con l’Unione europea. Il ministero delle Finanze greco ha anche fatto sapere che Cleary, Gottlieb, Steen & Hamilton Llp sarà  l’advisor legale, mentre Lazard Freres sarà  quello finanziario.
Una soluzione «particolare» per aiutare la ripresa dell’economia ellenica è stata messa a punto dalla banca svizzera Ubs: «la Grecia può svalutare restando nell’euro». Può sembrare un paradosso, ma non lo è. Il punto di partenza è che le svalutazioni servono a rendere più care le importazioni e più competitivo l’export. Ma come si fa con l’euro che è moneta comune? Soluzione Ubs: la Grecia potrebbe utilizzare una «quasi svalutazione» che gli economisti chiamano «Iva sociale». Sarebbe sufficiente, spiegano i banchieri svizzeri, che la Grecia riducesse fortemente gli oneri sociali sul lavoro e questo renderebbe meno care e più competitive le esportazioni. Per finanziare i costi di questa riduzione si potrebbe ricorrere a un forte aumento delle aliquote Iva che avrebbero il vantaggio di penalizzare le importazioni. La banca svizzera
Ubs suggerisce una  «quasi svalutazione» per rilanciare l’economia: costo del lavoro più basso, Iva più alta. La profezia di Roubini: i piani di aiuti falliranno

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