Srebrenica, condannata l’Olanda “Consegnò i musulmani a Mladic”

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Dal 1995 il nome di Srebrenica rievoca non solo gli orrori della guerra bosniaca, ma anche la vigliaccheria dei caschi blu olandesi che consegnarono al generale Mladic i musulmani che avevano chiesto loro protezione. Una ferita ancora aperta che una Corte d’appello dell’Aja, riconoscendo per la prima volta la responsabilità  dello Stato olandese nella morte di tre bosniaci massacrati insieme ad altre migliaia, in parte allevia dopo 16 anni.
«Lo Stato olandese è responsabile per la morte di questi uomini perché il Dutchbat (i caschi blu olandesi, ndr) non avrebbe dovuto consegnarli… Il Dutchbat era stato testimone di numerosi casi in cui i serbo-bosniaci maltrattarono o uccisero i rifugiati al di fuori della base. Il Dutchbat perciò sapeva che gli uomini avrebbero corso seri rischi se avessero lasciato la base», si legge nella sentenza che, ribaltando il giudizio emesso in primo grado nel 2008, ordina di risarcire i familiari di tre musulmani uccisi nel 1995 e spiana la strada alla causa avviata quattro anni fa dalle “madri di Srebrenica”; mentre Ratko Mladic, arrestato due mesi fa dopo 16 anni di latitanza, è sotto processo per genocidio e crimini contro l’umanità .
Migliaia di bosniaci musulmani erano riparati a Srebrenica perché era stata dichiarata “aerea sicura” dall’Onu il 16 aprile 1993. Invece divenne la loro trappola. Quando nel luglio del 1995 le truppe serbe di Mladic assediarono l’enclave, i caschi blu rassicurano la popolazione terrorizzata. Invece non fecero nulla. Senza neppure imbracciare le armi, consegnarono i musulmani agli assedianti e stettero a guardare. A chiedere conto delle morti di tre dei circa 8mila civili che vennero massacrati in quei giorni sono stati i familiari di Rizo Mustafic, un elettricista alle dipendenze del Dutchbat, e un interprete dei caschi blu, Hassan Nuhanovic, che a Srebrenica perse il padre e il fratello. Furono tra gli ultimi a essere espulsi dalla base. Rizo fu separato dalla moglie appena oltrepassato il recinto del compound. Non se ne seppe più nulla. A Hassan fu concesso di restare, ma i suoi parenti vennero costretti ad andare. I resti delle due salme furono scoperte solo nel 2007 e nel 2010.
«Questo verdetto è ottimo. Apre certamente la strada al fatto che lo Stato olandese venga riconosciuta ugualmente responsabile per quel che è accaduto a Srebrenica anche alle altre vittime», ha commentato Sahabeta Fejzic, una delle responsabili dell’associazione delle “madri di Srebrenica”. Anche loro hanno presentato a nome di 7600 persone una causa dinanzi allo Stato olandese nel luglio 2007. «I Paesi Bassi non potranno evitare la giustizia», ha aggiunto Sahabeta che nel 1995 ha perso il figlio adolescente e il marito. «È lenta, ma alla fine arriva sempre».


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