by Sergio Segio | 12 Luglio 2011 7:06
Americani e francesi hanno accusato le autorità siriane di non aver fatto abbastanza se non addirittura di aver orchestrato le proteste, conseguenza, in apparenza, della decisione dei rappresentanti diplomatici di Parigi e Washington di recarsi la scorsa settimana a Hama, roccaforte degli islamisti sunniti avversari degli sciiti alawiti al potere, e di prendere contatti con i leader locali delle proteste contro il regime di Assad.
È stata una giornata di grande tensione a Damasco, segnata anche dall’assenza, per il secondo giorno consecutivo, dei principali esponenti dell’opposizione siriana ai colloqui per il «dialogo nazionale» avviato Assad.
Nell’assalto alla sede dell’ambasciata francese a Damasco sono rimasti feriti tre uomini della sicurezza. Durante l’attacco, con sassi e bottiglie, gli agenti francesi hanno anche sparato in aria colpi di avvertimento. Scene analoghe si sono viste nello stesso momento davanti all’ambasciata statunitense. Secondo la tv satellitare araba al Jazeera, lo scontro tra le guardie poste a difesa delle tre rappresentanze diplomatiche è stato particolarmente violento. In tutti e tre i casi i manifestanti alla fine sono stati allontanati dalla polizia. Alcuni di loro però sono riusciti a entrare nella sede diplomatica degli Stati Uniti, a salire sul tetto e a issare la bandiera siriana al posto di quella americana.
Immediata la reazione di Washington. che ha convocato l’incaricato d’affari siriano. «Riteniamo che (le autorità siriane) abbiano fallito (nel proteggere i diplomatici americani). Consideriamo lenta la loro risposta» ha protestato un portavoce dell’ambasciata Usa. In serata era attesa una dura reazione da Washington.
Gli attacchi sono avvenuti a 24 ore di distanza dalla decisione del ministero degli esteri di Damasco di convocare gli ambasciatori di Francia e Stati Uniti per protestare contro la loro decisione di recarsi ad Hama. Visita che ha rappresentato un riconoscimento, di fatto ufficiale, di Washington e Parigi nei confronti dei Fratelli musulmani, che stanno ripetendo ad Hama la rivolta già messa in atto contro il regime nel 1982 e che Hafez Assad, padre dell’attuale presidente, schiacciò nel sangue facendo migliaia di morti.
Gli islamisti a bassa voce esultano. Il leader della Fratellanza siriani, Riad Shakfa, in un’intervista rilasciata sabato scorso al quotidiano panarabo al Quds al Arabi, ha assicurato «l’apertura» del suo movimento all’Occidente. Lo stesso Shakfa ha partecipato ad incontri internazionali anti-Assad ma ha negato che i Fratelli musulmani siriani riconosceranno Israele quando arriveranno al potere.
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