Siria, ancora sangue ad Hama
Anche Omar e Ahmad saranno ricordati dal regime e dalla storia che il regime scriverà come terroristi o chissà forse come salafiti. Chi conosce Omar invece racconta che il suo sogno era quello di diventare calciatore ed andare a giocare in Brasile, la sua squadra del cuore. Ahmad invece sognava di diventare pilota d’aereo per volare sui cieli di Hama e attraversare un mondo intero.
Hama, città siriana a 207 chilometri a nord di Damasco, é sotto assedio da due giorni. Accanto ad Omar e Ahmad ci sono altri diciotto morti, tutti civili, tutti disarmati. Gli abitanti di Hama non hanno neanche più elettricità e acqua corrente. Sono isolati dal mondo mentre le mamme di Omar e Ahmad chiedono giustizia. Ma a chi? Ad un regime che vieta libertà e dignità e che ha ucciso circa 1600 civili o ad un’opposizione che passa il tempo tra salotti e viaggi all’estero in cerca di consensi e di potere? Quello di cui sono certe la mamma di Omar e di Ahmad é che stasera i loro bambini non torneranno a casa dopo una giornata trascorsa a rincorrere un pallone in campi da calcio che si sono trasformati in trincee.
“Non ci resta che lasciare la nostra città “, racconta Mohammad, un operaio di 50 anni mentre con figli al seguito si sta dirigendo verso Damasco e poi da li forse tentare di arrivare in Libano o in Turchia. Sono molti, secondo le testimonianze raccolte dal posto, gli abitanti che stanno lasciando Hama perché “non si riesce più a vivere quando anche il diritto di essere in pace nella tua casa ti viene vietato”, racconta Bassem Khaddun, un attivista a PeaceReporter.
La polizia infatti in queste ore sta rastrellando Hama, la ribelle, casa per casa in cerca di attivisti e manifestanti. Molti sono i residenti costretti a dormire nelle auto perché le forze di sicurezza siriana vietano gli ingressi nelle loro case. Intanto alcune indiscrezioni trapelate sulla stampa araba da fonti vicine al regime parlano di una nuova Siria in cui il potere resterebbe nelle mani di Bashar, che sarà in testa ad un nuovo partito e metterà da parte suo padre Hafez e il suo Baath, e dove ci sarà anche l’apertura, seppure simbolica, ad altri partiti politici. Questa opzione secondo sempre fonti vicine al regime sarebbe ben accolta sia da Washigton e dall’Europa anche se non dal popolo siriano. Ma questo a chi puo’ importare?
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