Siena, la piazza delle donne: «Costruire un paese per noi»
SIENA — La due giorni di Se non ora quando ha chiuso in musica, ballo e parole d’ordine. Organizzazione, la prima. Ed è quella dei 120 comitati territoriali, nuovi e vecchi gruppi di donne, che si sono aggregati intorno a Se non ora quando (Snoq) e alle piazze del 13 febbraio. «Oggi nasce un nuovo movimento delle donne, non un partito ma un patto tra donne diverse» ha detto Titti Di Salvo (presidente Civ Enpals e alla presidenza Sel) nella mattinata di chiusura della due giorni sul Prato di Sant’Agostino a Siena, dove un migliaio di donne sono arrivate per fare il punto su come e cosa c’è da fare per cambiare l’Italia. «Snoq ha contribuito alla sua nascita, rispondendo a un’esigenza condivisa, emersa anche in seguito al fallimento della classe dirigente maschile» ha continuato Di Salvo spiegando come si strutturerà la rete delle donne italiane.
«Abbiamo costruito una rete stabile, autonoma dai partiti, abbiamo promosso la circolarità delle informazioni. Il comitato promotore nazionale è solo un nodo della rete» . In pratica l’organizzazione funzionerà come un movimento federalista dove il gruppo nazionale tirerà le fila. Protagonisti i comitati locali ai quali spetterà il compito di creare nuovi appuntamenti per «costruire insieme l’agenda delle politiche delle donne italiane» , come ha spiegato Serena Sapegno, docente universitaria di letteratura italiana a La Sapienza di Roma, a cui è toccato il discorso conclusivo dopo che la regista Cristina Comencini ha dovuto abbandonare per un malore (caldo e stress). «Non si parte da zero» ha ribadito sul palco Sapegno. «Migliaia di realtà di donne in Italia hanno dimostrato creatività e volontà di agire per migliorare la vita delle donne ma anche di tutti gli altri. Spesso si sono ignorate reciprocamente. Quindi non fanno massa critica e neppure memoria collettiva» .
La sfida che parte da Siena, ripetono sul palco del Prato di Sant’Agostino, è superare le differenze per lavorare insieme. «Siamo partite dall’analisi dei temi che hanno portato qui tutte queste donne e uomini» ha spiegato Valeria Fedeli, dirigente Cgil, inquadrando gli argomenti su cui a Siena si sono confrontati i gruppi: dignità , lavoro, maternità , precariato, immagine pubblica. Ogni parola accolta con un urlo dalla platea, domenica più numerosa ed energica di sabato. «Sono obiettivi comuni per costruite un paese per donne» . E qui l’ovazione è stata lunga e urlata. «Ed è dalla condivisione di analisi e obiettivi che comincia l’inclusione» ha concluso Fedeli riprendendo le parole con cui Serena Sapegno («Non facciamo sconti a nessuno, ma non siamo contro nessuno» ) aveva dato, appunto, l’altra parola d’ordine: inclusione.
Il compito che si è data la rete a Siena è quello di continuare a tessere relazioni. Non solo tra chi aderisce al movimento. Ma andando a cercare le donne là dove sono e contano. «Le insegnanti, le giornaliste, le amministratrici, ma anche nei luoghi di lavoro e nei quartieri. Non per reclutarle, ma perché abbiamo bisogno di tutte, con le loro differenze» .
Ed è su questa «apertura e tessitura» locale che si muoveranno i comitati. Usando social network e mondi digitali. Ma anche i «corpi» , hanno ricordato sul palco le ragazze dei gruppi locali. «Dobbiamo continuare a darci appuntamenti come oggi. È fatica ma pure energia» .
Le donne come punto di unificazione dell’Italia è il concetto della terza parola d’ordine «cambiamento» . Che ha aleggiato in tutti i discorsi. Con l’esplosione finale in The Dog Days Are Over (I giorni della canicola sono finiti), la canzone di Florence and The Machine che fa riferimento a un momento di felicità che arriva improvvisa nella vita di una donna, tanto da stravolgerla «come fosse un treno o una pallottola» . E qui il treno ha cominciato a partire. Prossima stazione? Non si conosce. Ma qualcuna, sotto il palco, promette che sulla «manovra» le donne avranno ancora da dire.
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