Sfida tra D’Alema e Travaglio sulla questione morale

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ROMA — I cinque «dalemmi» di Marco Travaglio e la difesa di Massimo D’Alema. Su Il Fatto quotidiano, da due giorni, il giornalista e il presidente del Copasir duellano su questione morale e finanziamenti alla politica. Ha iniziato Travaglio, provocando la lunga e aspra replica dell’ex premier sull’edizione di ieri. Ma a Travaglio non basta. E la querelle è destinata a continuare. La risposta dell’ex capo del governo è arrivata ieri, sotto il titolo «Io e Italianieuropei, niente da nascondere» .
Al centro delle accuse c’è la fondazione politica di cui D’Alema è presidente e della quale il giornalista vorrebbe conoscere tutti i finanziatori: «La lista completa, nella speranza che comprenda anche qualche incensurato» . Dove l’allusione, affatto lieve, è a Callisto Tanzi, Pio Piccini e Viscardo Paganelli, «tutti finiti in galera» . Chiamato in causa, D’Alema chiarisce i suoi rapporti con alcuni protagonisti del caso P4. L’ex amministratore di Ina Assitalia, Vincenzo Morichini? «Ho acquistato un’imbarcazione usata da lui nel 1994» . L’imprenditore Viscardo Paganelli? «Ha dichiarato di non aver mai concesso aerei per voli gratuiti. Abbiamo accettato l’invito di Morichini il quale, per quel che ne sappiamo, ha regolarmente pagato quei voli» .
Ma i «dalemmi» di Travaglio hanno radici antiche. La presunta tangente Fiat all’allora eurodeputato Cesare De Piccoli, 1993? «Non è mai stato mio “luogotenente”» , prende le distanze l’ex premier e scrive che De Piccoli non fu mai «rinviato a giudizio per alcuna tangente» . Nega di aver ricevuto nel ’ 94 finanziamenti illeciti dal re delle cliniche pugliesi Francesco Cavallari: «Non fu accertato se vi fu un reato penale di illecito finanziamento oppure una irregolarità  amministrativa, peraltro depenalizzata» .
Un mancato accertamento di cui D’Alema si dice vittima, «perché è rimasta l’ombra di un sospetto infondato» . Smentisce di essersi mai «trincerato» dietro alcuna immunità  europea ai tempi del caso Bnl-Unipol, quando la Procura di Milano, 2006, chiese (e non ottenne) di poter usare le intercettazioni contro Giovanni Consorte. Ma c’è un altro aspetto che infastidisce l’ex segretario della Quercia, cioè la «tecnica allusiva e diffamatoria» di collegarlo a fatti che non lo riguardano, usando «espressioni fantasiose del tipo “luogotenente”o “fedelissimo”» . Non lo era l’assessore pugliese alla sanità  Alberto Tedesco, eletto a Palazzo Madama «giusto in tempo per sfuggire alla galera» ? No, «non c’è neppure una telefonata» tra i due. E ai tempi dei fatti che gli vengono contestati Tedesco non era un esponente del Pd ma il «leader di un movimento socialista che aveva sostenuto in modo determinante Nichi Vendola» .
La coda della lettera è dedicata ai conti della fondazione, 1.646.454 euro di patrimonio complessivo accumulati grazie alla pubblicità , alla vendita della rivista, agli abbonamenti… E certo, grazie anche ai soldi di grandi e piccole aziende e di privati cittadini. Ma rimproverare a Italianieuropei di «avere accettato contributi da imprenditori che, successivamente, sono stati oggetto di indagine» , per D’Alema è «insensato» . E Parmalat? Ha stipulato un regolare contratto di pubblicità  «ben prima che ci fosse alcun sospetto di indagine su Tanzi» . E la Sdb di Morichini? «Escludo nella maniera più assoluta che imprenditori abbiano versato contributi dietro promessa, da parte della Fondazione o mia, di favori o appalti» . Insomma, Italianieuropei non pubblicherà  la lista dei suoi finanziatori perché si tratta di «dati sensibili» che potrebbero svelarne l’orientamento. Pace fatta? Macché. Travaglio ringrazia e replica: «Pubblicare l’elenco completo su Internet sarebbe un’operazione di minima trasparenza» . Nove punti, nove «dalemmi» . E la rissa continua.


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