by Sergio Segio | 6 Luglio 2011 9:41
Troppo impegnato a ricostruire quel che resta del Pdl, al cooptato Alfano, ormai Guardasigilli a part time, è completamente sfuggita di mano la situazione nelle carceri italiane. «Ormai abbiamo raggiunto il limite della capienza tollerabile», lancia l’allarme Franco Ionta, capo dell’amministrazione penitenziaria: che vuol dire 69 mila detenuti distribuiti in 206 strutture. Carnai, più che istituti di rieducazione e pena: sei, anche sette, reclusi per cella delimitano uno scenario da Terzo Mondo, in cui vengono calpestati i più elementari diritti della persona. Il sistema carcerario italiano è irrimediabilmente finito in un vicolo cieco: «Con l’amnistia o con l’indulto molta gente potrebbe abbandonare le celle, però se non ci sono strumenti di accompagnamento e recupero effettivo queste persone in carcere ci tornano di nuovo», è l’analisi di Ionta.
Non tutti ce la fanno a reggere una situazione abbondantemente oltre i limiti della sostenibilità : 30 i suicidi di detenuti nei primi sei mesi del 2011, secondo i dati dei sindacati del personale del Dap, cui si aggiungono quelli di numerosi agenti (l’ultimo, un 35enne di Cirò Marina, si è tolto la vita il 2 luglio scorso), travolti dallo stress psico fisico. «Il carcere è diventata una realtà molto complessa e faticosa», ammette Ionta in un’intervista alla Radio Vaticana, annunciando che verranno costruiti «venti nuovi padiglioni e undici istituti. Inoltre aggiunge abbiamo avviato politiche di assunzione per circa 3.400 unità di polizia penitenziaria». I soldi ci sarebbero, secondo Ionta, il quale però confessa che quello della copertura finanziaria «continua ad essere un tasto dolente, anche se finora per la costruzione dei nuovi istituti penitenziari sono stati stanziati 500 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti altri 100 milioni provenienti dalla Cassa delle Ammende e altri fondi recuperabili dai capitoli di bilancio ordinario». Tuttavia la realtà sarebbe parecchio diversa: l’Associazione Antigone, per esempio, denuncia tagli feroci alla legge Smuraglia, che stanzia i contributi statali alle cooperative e alle imprese che hanno assunto reclusi dentro e fuori dal carcere. «Col risultato viene sottolineato che migliaia di detenuti in misura alternativa torneranno dietro le sbarre».
Al responsabile dell’Amministrazione penitenziaria Giulio Tremonti avrebbe garantito anche la necessaria copertura finanziaria per l’assunzione dei nuovi agenti. Il responsabile dell’Economia, però, si è guardato bene finora dal mettere a disposizione i soldi che servono per il rinnovo del contratto nazionale dei funzionari carcerari, che proprio stamattina sfileranno in corteo per le strade della Capitale. Sotto le finestre del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta srotoleranno uno striscione ironico e amaro al tempo stesso: «Con voi lo Stato è precario». Nel corso della manifestazione saranno distribuite copie della legge penitenziaria listate a lutto. «Siamo senza contratto e senza regole», afferma il segretario nazionale del Sidipe, Enrico Sbriglia. «La disattenzione verso i diritti degli operatori carcerari e dei detenuti è la prova di uno Stato che progressivamente sta diventando illiberale».
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