Secchielli, applausi e graffiti così l’Est si ribella al potere
MOSCA – Non più la fantasia al potere, con uno slogan un po’ datato. Ma la fantasia in piazza. Accade in tutta l’Europa dell’est. Ucraina, Bielorussia, Georgia, fino alle regioni più orientali della grande Russia: Azerbaijan, Turkmenistan, Daghestan. È il vento della libertà che soffia anche a queste latitudini. Come la rivoluzione dei gelsomini in Tunisia, dei fiori in Egitto, dei lenzuoli in Marocco. La primavera della fantasia parte da Minsk. Quattro amici si incontrano in un caffè, bevono, scherzano, finiscono per parlare di libertà , della protesta che da sette settimane, ogni mercoledì, si snoda sulle piazze della città . Danno spazio alle idee, con una buona dose di ironia. Raggirare i divieti della polizia che impedisce ogni assembramento con più di tre persone non è facile. E poi i trucchi alla fine invecchiano. Così, dopo i raduni del silenzio, delle coppie che si davano il cambio ogni dieci minuti, dopo gli applausi improvvisi, ecco la nuova forma di contestazione al regime dell’ultimo, ostinato dittatore tanto apprezzato anche dal nostro premier: i trilli dei telefonini fissati alla stessa ora con una canzone che andava di moda nei mesi che precedettero il crollo dell’Urss.
Mercoledì scorso, il “Movimento di protesta su Internet” si è dato appuntamento per strada. Questa volta di sera. Le squadre dei poliziotti, veri energumeni in borghese, avevano presidiato la zona pronti a intervenire. Usano modi bruschi: afferrano le persone, le caricano a forza dentro dei furgoni senza targa e poi spariscono. Ma questa volta sono stati sorpresi gli stessi “omon”, come vengono chiamate le squadre speciali antisommossa. Alle 20 in punto decine, centinaia di telefonini hanno iniziato a trillare dando il via al più grande concerto pubblico virtuale. Le donne, gli uomini, i ragazzi e le ragazze che si erano radunati per protestare contro la grave crisi economica e l’incapacità di un regime ad uscire di scena, si erano scaricati la stessa canzone. Si chiama «Aspettando i cambiamenti». Era di gran moda ai tempi del crollo dell’Urss. Un chiaro messaggio a Alexander Lukashenko.
In Ucraina l’opposizione ricorse ai colori. Non più i tradizionali nero, rosso e bianco; per la prima volta spuntò l’arancione. Per denunciare l’ondata di turismo sessuale e rivendicare parità tra i sessi, un gruppo di donne del movimento “Femen” era sceso in piazza a seno nudo. La polizia, a Kiev, è più tollerante. Ma di fronte a tutte quelle ragazze che si erano prima rotolate nel fango in una lotta simulata, e poi si erano lanciate nude, con dei fiori tra i capelli, aveva faticato a sciogliere la manifestazione. In Azerbaijan la gente aveva deciso di passeggiare con delle uova in mano. Una chiara allusione alla denuncia del presidente Ilhan Aliyev che aveva accusato un fantomatico «cartello delle uova» per giustificare il brusco rialzo dei prezzi alimentari.
In Russia contro gli abusi dell’Fsb, i servizi segreti, il gruppo di artisti d’avanguardia “Voina” disegnò notte tempo un enorme graffito su uno dei ponti levatoi di San Pietroburgo. Quando si alzò per far passare una nave, il ponte si spalancò sulla facciata d’ingresso dei servizi e mostrò un grande dito medio. Contro la prepotenza delle auto blu ministeriali, spesso protagoniste di incidenti mortali, a Mosca si è formato il Comitato dei “secchielli”. Gli automobilisti li fissano rovesciati sui tetti delle vetture e con l’aiuto di una lampadina li fanno passare per i lunotti delle scorte. Proteste silenziose, pacifiche. Il potere pecca d’ironia. Per batterlo spesso basta poco: regimi inossidabili sono crollati sotto il peso dell’inventiva.
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