Scuola, immissioni in ruolo e supplenze guerra tra precari per il caos graduatorie

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ROMA – È bagarre sulle immissioni in ruolo della scuola: i precari siciliani temono di essere discriminati dal governo e si appellano al presidente della Repubblica, mentre il Pd veneto presenta una mozione per “congelare” le graduatorie dell’anno passato. E a Roma scoppia una guerra tra poveri , con i supplenti capitolini che si rivolgono addirittura al leghista Pittoni per essere tutelati.
Uno scontro che potrebbe non essere l’ultimo: fra pochissimi giorni, il ministero dell’Istruzione emanerà  il decreto sulle immissioni in ruolo. Secondo quanto ha dichiarato in più di un’occasione il ministro Mariastella Gelmini, verranno assegnate a tempo indeterminato  30 mila cattedre e 37 mila posti di personale Ata, tra amministrativi, tecnici e ausiliari. Non si sa ancora, però, con quali modalità . Ed è proprio questo l’argomento che tiene banco in questi giorni. Dalle vecchie o dalle nuove graduatorie? O, ancora, con una modalità  mista?  Comunque vadano le cose, ci saranno migliaia di supplenti delusi.

Il caos graduatorie. La riapertura delle graduatorie ai trasferimenti di provincia, dettata da una recente sentenza della Corte costituzionale, ha messo supplenti contro supplenti. Secondo le stime di viale Trastevere, sono 31 mila i precari meridionali che lo scorso maggio hanno deciso di fare armi e bagagli e andare al Nord, occupando in parecchi casi i primi posti nelle graduatorie. E siccome metà  delle assunzioni si faranno proprio da queste graduatorie, la frittata è servita.

I supplenti settentrionali, dopo avere fatto scelte di vita che definiscono “difficili”, si sentono defraudati. Quelli meridionali si sentono discriminati da eventuali colpi di coda dell’ultimo momento che possano sbarrare loro la strada verso il posto sicuro. E si aggiungono alla protesta anche i meridionali che, nel 2007, decisero di rimanere al Nord e che adesso si vedono minacciati dai conterranei corsi a raggiungerli. Una situazione inestricabile, che ha risvolti politici, dalla quale il ministero non sa come uscire. Già  qualche mese fa un gruppo bipartisan di 61 deputati si oppose al governo sulla questione delle graduatorie.

“La riapertura delle graduatorie – dichiara il consigliere democratico del Veneto, Franco Bonfante – ha generato uno scenario caotico, determinando una storpiatura dell’essenza vera e propria delle legge, tutelando all’interno della classe docente solo i diritti di alcuni, ledendo quelli della stragrande maggioranza degli insegnanti veneti ed italiani che, sulla base della normativa precedente, avevano fatto scelte di vita con la garanzia di ottenere prima o poi la stabilità  lavorativa”.

“Anche la Regione – continua Bonfante – deve dare un segnale forte per fermare questa palese ingiustizia che ha consentito a duemila precari di inserirsi nelle graduatorie del Veneto”.

La proposta del Pd veneto è la seguente: congelare le graduatorie all’anno scolastico 2010/2011 e fare le immissioni in ruolo attingendo da queste ultime. Una eventualità  che penalizzerebbe i precari meridionali a vantaggio dei colleghi veneti. Ma l’ipotesi, ormai data per certa negli ambienti ministeriali e contenuta nelle pieghe del decreto Sviluppo, è un’altra: immissioni in ruolo al 50 per cento dalle vecchie graduatorie e per la restante parte dalle nuove graduatorie.

Se le cose dovessero andare in questi termini, la Flc Cgil siciliana sé pronta a rivolgersi al Quirinale “affinché continui ad esercitare il ruolo di garante dei principi costituzionali per evitare una clamorosa illegalità  e ingiustizia”.

Il caso romano. Anche nella Capitale qualche giorno fa è scoppiata inaspettatamente la polemica. Il 13 luglio, sono state pubblicate le graduatorie provvisorie e decine di precari romani della scuola elementare si sono visti scavalcati da colleghi meridionali, soprattutto casertani, con punteggi molto alti. Nella sola provincia di Roma i nuovi ingressi da altre province sono stati cinquemila, rendendo la situazione esplosiva. Così i precari romani si sono rivolti al senatore della Lega, Mario Pittoni, che a suo tempo aveva proposto un bonus di 40 punti, mai approvato, per coloro che non cambiavano provincia. Un provvedimento dichiarato due giorni fa illegittimo da una sentenza della Corte costituzionale, per la provincia autonoma di Trento. 

Una situazione che ha le sue radici in un provvedimento del 2007, quando l’allora ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni trasformò le graduatorie permanenti in liste ad esaurimento, congelando i trasferimenti di provincia. Lo scopo, grazie ad un superpiano di 150 mila assunzioni in tre anni, era quello di eliminare il precariato. In quella occasione, furono decine di migliaia i precari meridionali che, per paura di rimanere bloccati al Nord, ripresero la via di casa. Così, le liste delle regioni settentrionali ritornarono in massima parte in possesso dei supplenti locali, mentre quelle meridionali si gonfiarono a dismisura.

Ma l’anno successivo la collega Gelmini stoppò le assunzioni, sbloccò i trasferimenti di provincia e inventò le graduatorie di coda: altre tre liste provinciali in cui i precari potevano inserirsi, ma soltanto in coda. A questo punto alcune associazioni e sigle sindacali si rivolsero ai giudici, i quali passarono la palla alla Consulta che a febbraio di quest’anno si pronunciò contro le “code” e a favore della libera circolazione dei lavoratori italiani su tutto il territorio nazionale.

Una decisione che costrinse il governo a riaprire le graduatorie ai trasferimenti di provincia, con lo strascico di polemiche tra opposte fazioni che non accenna a placarsi.

I super-punteggi. I precari meridionali hanno in genere alle spalle più anni di insegnamento e, quindi, punteggi più alti. E quando si spostano di provincia verso il Nord si collocano nelle prime posizioni. Un esempio: in provincia di Milano, nella graduatoria della scuola primaria del 2010 figuravano ben sette maestre nate in loco tra i primi dieci posti. Nella graduatorie pubblicata qualche settimana fa nelle prime dieci posizioni figurano adesso sette insegnanti siciliani e tre campani, con superpunteggi.

“La questione dei superpunteggi – dichiara il senatore Pittoni – è tutta da approfondire, perché in certe aree pare ne siano in possesso docenti giovani. I controlli sono scarsi, per non dire nulli”.

“Gli insegnanti romani – continua il senatore lumbard – chiedono di essere agevolati nell’accesso ai fascicoli dei docenti trasferiti, per verificarne i titoli e il ministero dell’Istruzione ha inoltrato una circolare in proposito. Inoltre vogliono garanzie sull’applicazione dell’articolo 9 comma 17 del decreto Sviluppo”, per attingere dalle liste dell’anno scolastico 2010/2011 per l’immissione in ruolo. Una richiesta subito accolta dal ministero con una circolare dello scorso 21 luglio che sensibilizza gli uffici affinché le istante di accesso agli atti vengano soddisfatte il prima possibile.

Ma il collega del Pd, Tonino Russo, “rifiuta l’idea di criminalizzare tutti i precari meridionali che hanno chiesto trasferimento al Nord. “Ben vengano i controlli sulle domande presentate – dichiara Russo – anche noi siamo ovviamente per la trasparenza”. Ma a proposito di quale graduatorie utilizzare per le prossime assunzioni si pronuncia in maniera netta: “E’ intollerabile perfino immaginare una parte delle immissioni si possano fare da graduatorie dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale”, aggiunge il siciliano Russo, uno dei 61 deputati che alcuni mesi fa si ribellò alla Lega.


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