by Sergio Segio | 31 Luglio 2011 8:38
ROMA – Lunedì primo agosto, tempo non solo di vacanze, ma anche di sacrifici. Scatta domani la stretta sulle pensioni d’oro inserita nella manovra economica approvata due settimane fa. Ma a dolersi non saranno solo i pensionati. Anche i genitori di bambini in età di asilo dovranno mettere mano al portafoglio. Far frequentare a un figlio il nido o la materna costa in media 317 euro al mese, ovvero il 9,9% del reddito netto di un nucleo familiare. Un trend, oltretutto, in salita.
Il contributo di solidarietà dei pensionati di lusso, ovvero con un assegno superiore ai 90mila euro all’anno, durerà fino al 2014, anno del pareggio di bilancio previsto dal governo. In questi due anni e mezzo il taglio delle pensioni d’oro sarà del 5% per la parte eccedente i 90mila euro lordi e del dieci per cento per la parte superiore ai 150mila. Ai tagli concorreranno anche i trattamenti erogati da forme pensionistiche che garantiscono prestazioni definite in aggiunta o ad integrazione del trattamento obbligatorio. In pratica, si tratta del personale della Banca d’Italia, dell’Uic, degli enti pubblici creditizi, delle regioni, del parastato, del personale addetto alle imposte di consumo, delle aziende del gas, delle esattorie e delle ricevitorie.
Quello di pagare però sembra un peso che unisce le generazioni. Lo dimostra un’indagine sui costi della scuola per l’infanzia del Servizio Politiche Territoriali della Uil (si riferisce al 2010-2011). Mandare un bimbo all’asilo nido comunale in media costa 246 euro mensili, pari al 7,7% del reddito medio di una famiglia italiana. Per la materna la retta mensile è in media di 70 euro, equivalenti al 2,2% del reddito disponibile. La città dove costa di più mandare all’asilo i figli è Bolzano con 480 euro. Segue Aosta con 424. Va meglio, per così dire, a Catanzaro dove le spese per la scuola d’infanzia incidono mensilmente sul budget familiare per il 4,3% (138 euro), Napoli (4,7% ovvero 150 euro), Roma (6,2%, 199 euro), Cagliari per (7%, 224 euro). Ma la situazione non sembra destinata a migliorare il prossimo anno. Anzi, da una prima proiezione per il 2011-2012 spuntano nuovi aumenti. Su un campione di 10 capoluoghi sono 4 le città – Torino, Genova, Bologna, Ancona – che hanno aumentato le rette; 5 città – Milano, Bolzano, Trento, Trieste, e Firenze – le hanno mantenute uguali mentre una città , Perugia, pur avendo diminuito del 7,7% la retta del nido ha aumentato del 15% la retta della mensa scolastica.
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