Scaricato da Cameron Murdoch rinuncia alla scalata a BSkyB

by Sergio Segio | 14 Luglio 2011 6:27

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LONDRA— È il giorno della ritirata. Non della resa. «Pensavamo che la proposta di acquisizione di BSkyB da parte di News Corporation sarebbe stata di beneficio per entrambe le società , ma è diventato chiaro che è troppo difficile progredire in questo clima» .
Abbandonato al suo destino da David Cameron, l’ultimo protettore politico avuto dopo i flirt decennali coi laburisti, Rupert Murdoch alza bandiera bianca e, sotto il peso delle rivelazioni sullo spionaggio illegale effettuato da alcuni giornali del gruppo, rinuncia a scalare la piattaforma satellitare, di cui resta comunque azionista di riferimento con il 39 per cento. Inevitabile che finisse così, ma la partita, sia sotto il profilo finanziario sia sotto il profilo investigativo, non è affatto conclusa. Lo «Squalo» è un pokerista in grave difficoltà  ma sa bluffare. La sua è una ritirata tattica? La politica londinese vota per acclamazione ai Comuni la mozione di altolà  (ormai inutile) e grida unanimemente vittoria. Il premier, che ha dovuto mettere da parte ambiguità  e cautele, dice che quella di Murdoch «è la decisione giusta per il Paese» e aggiunge che adesso «la priorità  è fare pulizia» .
Ed Miliband, che ha guidato il fronte anti Murdoch e cancellato il ricordo di quando Tony Blair rivelava al direttore della Bbc, Greg Dyke, che «è giusto trattare con il tycoon» , rivendica «la vittoria del popolo britannico» . Gordon Brown, vittima dell’hackeraggio, ritorna ai Comuni per il dibattito e per la prima volta prende la parola da che ha lasciato Downing Street: «Se non si agisce adesso, cari amici, all’estero ci chiederanno: “ma che razza di Paese siete?”» . E i liberaldemocratici si mettono sulla stessa lunghezza d’onda. Scacco al re, scacco a Murdoch. Ma non ancora scacco matto. L’hackeraggio dei cellulari di ragazzine e militari uccisi, di principi e di gente comune, di politici e attori, gli è costato un bel po’: la chiusura di un tabloid domenicale che vendeva quasi tre milioni di copie, poi la caduta delle quotazioni in Borsa, adesso l’abbandono del takeover di BSkyB e la prospettiva, annunciata dal potente senatore Jay Rockefeller, amico della Casa Bianca nonché presidente della commissione Commercio, che anche gli Stati Uniti potrebbero aprire un’inchiesta su News Corporation. Segnali di tempesta sull’altra sponda dell’oceano.
 Eppure, i più attenti osservatori annotano che qualcosa non torna. Primo: Murdoch resta, col 39 per cento, l’azionista più importante di BSkyB. Secondo: Murdoch conserva per il figlio James la presidenza (sempre di BSkyB). Terzo: la formulazione del comunicato sulla ritirata è studiata ad arte e non preannuncia la resa definitiva, quanto piuttosto un suo congelamento. E Andrew Hill sul sito del Financial Times rileva, pignolo, che nulla vieta all’imprenditore di ripresentarsi fra sei mesi o un anno per chiudere il business. Naturalmente avendo portato a compimento l’opera di pulizia interna che Downing Street gli sta chiedendo.
Scenario di fantasia? Molto dipenderà  dagli accertamenti che Scotland Yard sta effettuando sullo spionaggio (non solo dei cellulari ma anche delle linee terrestri, 5 mila persone coinvolte), e soprattutto dagli esiti dell’indagine annunciata da David Cameron e affidata a un’autorità  indipendente guidata da Lord Leveson. Nel frullatore del Watergate britannico si spremono spioni e spiati, corruttori e corrotti, l’editore Murdoch, i suoi giornali, i suoi giornalisti, ma pure Scotland Yard e la politica, i tory di oggi e i laburisti di una volta. Una compagnia di giro allargata, con ricatti e contro ricatti sottotraccia. Ecco perché la partita dello «Squalo» non è chiusa.

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