Scandalosa povertà 

by Sergio Segio | 16 Luglio 2011 7:57

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Soprattutto però i dati Istat confermano la persistenza, anzi l’aggravamento, di tutte le caratteristiche che sono state indicate come tipiche del “modello di povertà ” italiano. Un modello patologico, senza confronti in Europa. Esse sono tre. In primo luogo lo squilibrio nord-sud, con un differenziale territoriale che per la povertà  relativa raggiunge le 5 volte: il 67% della povertà  italiana continua a concentrarsi nel Mezzogiorno, nonostante vi risieda appena il 31% della popolazione. In secondo luogo l’altissima incidenza della povertà  tra le famiglie numerose, in particolare quelle con figli minori a carico, che fa dell’Italia la maglia nera in Europa per quanto riguarda la più scandalosa delle povertà , quella dei minori, che qui raggiunge la percentuale record del 25% (secondo l’agenzia statistica europea Eurostat). Infine l’alto livello di povertà , sia relativa che assoluta, tra i lavoratori. La presenza, imbarazzante, dei working poor, dei “poveri al lavoro”. O, se si preferisce, di coloro che sono poveri sebbene lavorino (più del 6% sono in condizione di povertà  assoluta!).
Ebbene, tutti e tre questi aspetti risultano – in alcuni casi drammaticamente – peggiorati nell’ultimo anno. È sconvolgente che la povertà  relativa sia aumentata, in un solo anno, tra le famiglie numerose, di ben 5 punti percentuali (dal 24,9% al 29,9%). E che nel Meridione, tra le famiglie con tre e più figli minori, il balzo sia stato addirittura di 11 punti (dal 36,7% al 47,3%). Significa che lì, un minore su due vive in una famiglia povera. E che una famiglia numerosa su tre è povera. Nel Meridione, d’altra parte, è peggiorata verticalmente anche la posizione dei lavoratori autonomi (dal 14% al 19,2%) e quella delle persone con titolo di studio medio alto (dal 10,7% al 13,9%), a dimostrazione di quanto la crisi sia arrivata a mordere nel vivo anche tra le classi medie (è un segnale nefasto che «tra le famiglie con persona di riferimento diplomata o laureata aumenti anche la povertà  assoluta, (dall’1,7% al 2,1%)».
Possiamo immaginare quale possa essere l’effetto degli interventi lineari della manovra or ora approvata a tempo di record, su questa ampia parte dolente del Paese. Che cosa comporti il taglio delle detrazioni fiscali per figli minori e asili nido o per cure pediatriche; la soppressione di servizi essenziali in campo educativo e sanitario; la reintroduzione dei ticket, accompagnati agli effetti sperequativi del cosiddetto “federalismo fiscale”. Sale sulle ferite. Come di chi preme sulla nuca di un uomo che affoga.

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