Sassuolo, capitale delle piastrelle rinasce con la green economy

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Presidiare la propria nicchia di mercato, dunque, e in parallelo introdurre robuste dosi di innovazione per migliorare tecnologicamente il prodotto, posizionarlo in alto e metterlo al riparo dalla ricorrente contraffazione cinese. Un distretto che con più convinzione si sta ponendo in quest’ottica è Sassuolo, la capitale delle piastrelle, stra-studiata e stra-citata nei manuali di business americani e italiani come paradigma dell’industrializzazione diffusa.
 La chiave utilizzata è quella dell’abbinamento tra ceramica e green economy e per questo motivo, con un’iniziativa che non ha precedenti, Confindustria Ceramica in collaborazione con il comune di Fiorano Modenese (retto da una giunta di centrosinistra) e le altre municipalità  del comprensorio organizza per la prima settimana di ottobre il Festival della green economy di distretto. Non è certo abitudine delle categorie confindustriali prendere iniziative di questo tipo ma molte cose stanno cambiando nella rappresentanza e la necessità  di muoversi in sintonia con le proprie comunità  è sempre più forte, come dimostra la recente marcia silenziosa degli industriali genovesi per sbloccare i lavori del Terzo Valico. Nelle intenzioni degli imprenditori modenesi il festival serve per posizionare più in alto la piastrella di Sassuolo, per far conoscere i nuovi prodotti ultrasottili (3-5 millimetri contro i tradizionali 10-12) che possono essere sovrapposti alle vecchie piastrelle e per affermare il principio di una ceramica sostenibile.
«La nuova concorrenza derivante dalla globalizzazione richiede alle imprese innovazione ma chiede anche che il sistema-Paese faccia la sua parte» sottolinea il presidente di Confindustria Ceramica, Franco Manfredini. Sensibili al business e non solo all’animazione culturale, gli industriali sassolesi sono convinti di apportare grazie al mix tra innovazione e comunicazione un 5-10%di valore aggiunto e di vederselo riconosciuto a livello di prezzo finale di vendita. La scelta di ri-specializzarsi a Sassuolo non inizia certo con la decisione di organizzare il festival. Anzi. La Grande Crisi non è riuscita a fermare gli investimenti sul prodotto da parte degli industriali del distretto: nel solo 2010 sono stati stanziati 224 milioni di euro (il 5%del fatturato) per sviluppare la decorazione digitale, per aumentare la flessibilità  del processo produttivo e ridurre il consumo di energia. Tutti investimenti anticiclici che dimostrano sia il valore degli imprenditori modenesi ma anche la loro lungimiranza. E il coraggio sembra venir premiato almeno a livello di export. Sassuolo è sicuramente tra i distretti che hanno ricominciato ad esportare nonostante l’euro forte non aiuti a vendere negli States, un mercato tradizionale per il distretto.
 In Francia e Germania gli ultimi dati segnalano recuperi dell’ 8%e anche la Russia dà  soddisfazioni. Quello che resta in crisi è il mercato interno per la contrazione del reddito disponibile e per la stasi del mercato immobiliare. Nel distretto in questi due anni hanno chiuso solo 12 imprese su 180, le altre si sono ristrutturate e hanno ottimizzato la capacità  produttiva. Anche la cassa integrazione è diminuita via via grazie anche al ricorso ai contratti di solidarietà  negoziati con i sindacati. A dimostrazione che la crisi non ha offuscato le idee, almeno nel modenese, diverse aziende che pure prima si limitavano a vendere tramite terzi hanno aperto propri show room a Milano, Istanbul, Miami e New York. Nelle politiche di rispecializzazione un ruolo importante lo ricopre il brand e anche i Piccoli hanno capito che, seppur per gradi, bisogna muoversi in questa direzione.


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