San Raffaele, il cda incarica Bondi “Piano di rilancio pronto a settembre”

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MILANO – Nel giorno dell’ultimo saluto a Mario Cal, il potente vicepresidente della fondazione Monte Tabor, in procura è stato ascoltato l’uomo che può far luce sulla situazione contabile del San Raffaele, sommerso da quasi un miliardo di debiti: il ragioniere Mauro Valsecchi, direttore finanziario della vecchia gestione, il manager che sovrintendeva i conti un gradino sotto il fondatore don Luigi Verzè e il suo “fratello gemello” Mario Cal. Valsecchi è stato sentito per circa un’ora in procura, dove i pm Luigi Orsi e Laura Pedio stanno tentando di ricostruire la contabilità  del gruppo e rispondere a un non semplice interrogativo: cosa si nasconde dietro il vorticoso fiume di denaro che dalle casse della fondazione finisce senza spiegazione all’estero? Ci sono fondi neri o operazioni opache dietro i milioni finiti nelle vigne brasiliane o nei jet privati neozelandesi?
Domande a cui è ancora complicato rispondere. I magistrati si trovano di fronte a un quasi impenetrabile muro di riserbo, forse anche a seguito di una direttiva interna che don Verzè ha inviato a manager e dipendenti con cui invita tutti a non rilasciare dichiarazioni a stampa e inquirenti. Un’altra lettera del sacerdote 91enne indirizzata a Cal è stata trovata tra le carte sequestrate dopo il suicidio: “Le voci maligne diranno che tu hai portato alla rovina il San Raffaele, ma io voglio dirti che so che l’hai fatto per una causa comune”. Un messaggio criptico, per alcuni una presa di distanza dalle responsabilità  operative, forse un indizio di un rapporto che negli ultimi tempi – con le divergenze sulle strade da seguire per tentare il risanamento – aveva mostrato delle crepe.
Proprio ieri, dietro le quinte della celebrazione dei funerali, mentre dipendenti e autorità  politiche davano l’ultimo saluto a Cal, uno scontro feroce si è consumato tra alcuni parenti del defunto e un “fratello” della confraternita dei Sigilli, la cerchia ristretta – una decina di dirigenti della fondazione Monte Tabor – da sempre al fianco di don Verzè. «Siete voi ad aver permesso tutto questo» hanno urlato alcuni parenti, creando non poco imbarazzo tra i testimoni, intervenuti a evitare lo scontro.
Poco dopo, prendeva il via la riunione fiume del nuovo cda della fondazione, durata quasi sette ore, a cui don Verzè non ha partecipato sembra per un malore dopo i funerali. Primo provvedimento, la nomina dei due superconsulenti Renato Botti ed Enrico Bondi, rappresentanti della cordata della Santa Sede, assistita dal legale Franco Gianni. Enrico Bondi è reduce dall’esperienza in Parmalat e dal benaugurante risanamento del passivo di 14 miliardi di euro, nel marzo del 2004. Il cda ha deliberato di predisporre «una proposta concreta ed effettiva di risanamento entro il 15 settembre», la data limite stabilita dai giudici per evitare il fallimento. Un impegno ambizioso, di fronte al quale la procura si mostra più scettica, proprio per una situazione contabile giudicata «opaca e confusa». Il nuovo management ha tuttavia deciso di procedere a marce forzate, saltare le ferie estive e incontrandosi ogni venerdì, cominciando dal prossimo.


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