by Sergio Segio | 20 Luglio 2011 6:06
MILANO – Salta il salvataggio della Norman ’95 e per la ex-società della famiglia Cimatti di cui Fabrizio Palenzona è stato a lungo vice-presidente si spalancano le porte del fallimento. Il tribunale di Milano ha respinto ieri l’istanza di concordato preventivo proposta da Concilium, una società controllata da Vittorio Farina – patron della Ilte e alter ego di Luigi Bisignani – assieme alla fondazione Cassa di Alesandria (di cui lo stesso Palenzona è consigliere) e a Orione, Sgr di quella Crt di cui il banchiere è plenipotenziario. Il no al concordato è stato preso malgrado l’ok dei creditori e prelude alla richiesta di fallimento che potrebbe arrivare già stamane.
Il dispositivo della sentenza giustifica la bocciatura del concordato proprio con l’ambigua posizione delle banche e dei loro manager coinvolti nel crac che sedevano allo stesso tavolo come creditori, ex soci della Norman ’95 e ora come salvatori. «È significativo che il 70% dei fornitori ha votato contro la proposta», scrive il giudice ricordando che la maggioranza favorevole al piano è stata raggiunta solo «con il voto delle banche le cui valutazioni è ragionevole presumere siano state più complesse rispetto alla stretta valutazione prognostica delle possibili percentuali d’incasso». Legalese puro che tradotto in soldoni punta però il dito sui loro conflitti d’interesse, visto che salvare la Norman con una percentuale di recupero dei crediti bassissima (il 3%) pregiudicava l’ipotesi di azioni di responsabilità contro gli ex amministratori. «Si tratta di circostanze non decisive – scrive la sentenza – ma che in ogni caso appaiono deporre in senso convergente in ordine alle potenzialità recuperative dell’azione di responsabilità ».
La Norman ’95 è l’ex-cassaforte immobiliare della famiglia Cimatti sotto il cui cappello oltre a 200 milioni circa di debiti ci sono i progetti di sviluppo di Sansicario, cinque piani a reddito del Wtc di Bruxelles e due controllate gestite assieme alla Cassa di Alessandria. Palenzona – oltre che a promuovere queste alleanze – è stato dal 2001 al 2008 vice-presidente della società . La banca più esposta nel crac del gruppo è tra l’altro l’Unicredit di cui il banchiere di Novi Ligure è vicepresidente che in quegli anni ha garantito ai Cimatti finanziamenti per 57 milioni. Resta da vedere ora se il possibile fallimento della Norman aggraverà sotto il profilo penale anche la posizione di tutti gli ex amministratori. La relazione dei commissari avrebbe evidenziato alcune potenziali distrazioni dal valore di qualche decina di milioni di euro nell’operato della vecchia gestione.
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