Ruby, la Consulta ammette il conflitto di attribuzione

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ROMA — La Corte costituzionale ha dato un primo via libera al conflitto di attribuzione sul caso Ruby, sollevato dalla Camera nei confronti della Procura e del gip di Milano In pochi minuti e a ranghi ridotti (il giudice Maria Rita Saulle è malata e manca ancora l’accordo tra maggioranza e opposizioni sul sostituto di Ugo De Siervo), ne ha dichiarato l’ammissibilità , alla quale seguirà  entro l’anno la determinazione nel merito.
Ora gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo avranno un’arma in più nel processo contro Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile: potranno chiedere ai giudici della quarta sezione penale di Milano di sospendere il procedimento in attesa della pronuncia sulla richiesta votata dalla Camera il 5 aprile di annullare tutti gli atti di indagine sul caso Ruby trasferendo la competenza al Tribunale dei ministri. Anche se la decisione finale spetta ai giudici milanesi, che già  ieri hanno spiegato che non c’è niente di automatico.
È remota la possibilità  che la Consulta discuta il caso nel merito il 18 ottobre, quando si tratterà  un analogo procedimento che riguarda la competenza a giudicare l’ex Guardasigilli Clemente Mastella, che potrebbe rappresentare un precedente importante sulla determinazione della competenza sui reati dei membri del governo. La strategia dei legali del premier nel processo, dopo la pronuncia di ieri, non è ancora chiara. Niccolò Ghedini spiega: «Non abbiamo ragione di fare richiesta di sospensiva perché riteniamo che ci accolgano l’eccezione» sulla competenza del Tribunale dei ministri sia ad indagare che a giudicare il presidente del Consiglio per il reato di concussione.
Nella prossima udienza del processo milanese, il 18 luglio, infatti, i giudici leggeranno l’ordinanza sulle 16 eccezioni (tra cui anche quella sulla competenza ministeriale) presentate dalle difese. Resta ancora sul tavolo dei consulenti del premier e dei parlamentari del Pdl l’ipotesi di presentare una norma ad hoc: si tratterebbe di un codicillo ribattezzato dalle opposizioni «blocca-Ruby» , sotto forma di emendamento al ddl sul giudizio abbreviato, di cui la Commissione giustizia del Senato ha concluso l’esame il 9 aprile e che ora è pronto per l’Aula. Obiettivo: sospendere il processo per tutto il tempo in cui viene sollevato il conflitto di attribuzione. «Era scontato» , secondo la capogruppo pd in giunta per la autorizzazioni Marilena Samperi, che la Corte ammettesse il conflitto, «ma abbiamo piena fiducia che eserciterà  fino in fondo e compiutamente la sua funzione di controllo nel merito» .
Nel Pdl Luigi Vitali ritiene che sia «la prova che non era campata in aria l’eccezione di competenza da sempre sollevata dalla difesa del premier e dalla maggioranza parlamentare» . Ed è stato ieri il Tg de La7 a rilanciare l’articolo del sito Liberation Maroc in cui si parla di un nuovo presunto scandalo sessuale che riguarderebbe il premier, che però non trova conferme: una pornoattrice marocchina, Mouna Rajli, 21 anni, nota anche con il nome d’arte di Aurora Barzatta, denuncia di aver subito violenza il 16 marzo 2008 e di aver avuto promesse di denaro e carriera in cambio del silenzio. «Non abbiamo ricevuto nessuna denuncia» , commenta il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati.
«Non ne sappiamo nulla, questo nome non mi dice nulla» , conferma il legale del premier Piero Longo. Niccolò Ghedini, avvocato e parlamentare pdl, rincara la dose: «Voci assurde e calunniose, procederemo in sede penale e civile» .


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