Ruby, alla Consulta il ricorso salva-premier

by Sergio Segio | 6 Luglio 2011 7:19

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ROMA – Oggi è un giorno importante per il processo Ruby. La Consulta deciderà  se è ammissibile il conflitto di attribuzione sollevato dalla Camera. I boatos del palazzo propendono tutti per il sì. E se così dovesse essere, vuol dire che per un lodo ad hoc per la Mondadori che si chiude, ce n’è un altro, altrettanto ad hoc, per il caso Ruby che si apre. Obiettivo: bloccare, anche solo per sei-otto mesi, il processo di Milano contro il premier Berlusconi, accusato di concussione e di aver fatto sesso con una minorenne, grazie a una nuova leggina. Da inserire al Senato nel cosiddetto “processo lungo”. Una norma che obbliga il giudice a sospendere il dibattimento se è stato elevato, e pende davanti alla Corte, un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.
Ma per poter partire, il treno della “blocca Ruby” ha bisogno di un fondamentale puntello. La partenza, alla Corte costituzionale, di un altro “accelerato”, quel conflitto di attribuzione sollevato il 5 aprile dalla Camera, votato a maggioranza, arrivato materialmente alla Consulta dopo 50 giorni. Con tutta calma, dopo che gli italiani avevano votato per le amministrative, giusto per evitare che in quel lasso di tempo si risvegliasse il fantasma della giovane marocchina e delle costose notti che il Cavaliere aveva passato con lei.
Siamo a oggi. A una Corte ancora monca. Non 15, ma 14 componenti. Le Camere non hanno ancora eletto il sostituto dell’ex presidente Ugo De Siervo. Un posto che spetta al centrosinistra, ma che la destra non vuole mollare. L’accordo tra i poli è in altissimo mare. Sta ancora male il giudice Maria Rita Saulle. E siamo a 13. È la seconda decisione importante del neo presidente Alfonso Quaranta, uno accreditato come sponsorizzato dalla destra, ma che alla prima uscita ha fatto passare senza attriti il referendum sul nucleare.
Se questo è lo scenario, caliamoci nella giornata di oggi. Camera di consiglio chiusa ad occhi indiscreti. Sul tavolo il dossier Ruby, relatore Giuseppe Tesauro, l’ex presidente dell’Antitrust. A sentire le prime indiscrezioni, dovrebbe essere una seduta senza storia. Dall’esito scontato. Ammissibilità  certa per il conflitto della Camera. Via libera alle 39 pagine firmate dall’avvocato Roberto Nania e dal presidente Fini. Anche se il suo partito, Fli, aveva votato contro il conflitto.
È già  scritta nei precedenti la decisione di oggi. Soprattutto nel lasciapassare all’omologo conflitto di attribuzione sollevato dal Senato, e confermato dalla Camera, dell’ex Guardasigilli Clemente Mastella, sotto processo a Napoli, dove si lamentava che proprio il Parlamento fosse stato escluso dai pm e gli fosse stata tolta la possibilità  di verificare se l’ipotizzata concussione fosse avvenuta quanto il leader dell’Udeur era nelle sue funzioni di ministro. Stessa storia per Ruby. La Corte deve valutare oggi se è ammissibile o meno il conflitto sulla presunta violazione della ministerialità  del reato di concussione commesso da Berlusconi. Quando, la notte del 26 aprile 2010, telefonò alla questura di Milano per liberare – ché di questo si trattava – la giovane marocchina spacciandola per la nipote dell’ex presidente egiziano Mubarak. Telefono da privato cittadino, come sostiene l’accusa, o da premier, come dice la difesa?
Scrive Nania nel suo ricorso: «Non spettava alla procura di Milano avviare ed esperire indagini nei confronti del presidente del Consiglio in carica omettendo di trasmettere gli atti al collegio per i reati ministeriali». È la tesi che Niccolò Ghedini, l’avvocato del Cavaliere, ha sostenuto in aula a Milano. È la stessa tesi che Maurizio Paniz ha descritto in aula alla Camera, premiato con una telefonata in diretta di Berlusconi. È la tesi che ora la Consulta è chiamata a dirimere. Con dei paletti. Una loro sentenza, quella sul ministro Altero Matteoli e il medesimo conflitto della Camera in cui la Corte scrive che esiste «un’apprezzabile interesse» del Parlamento a dire la sua sulla titolarità  di un’indagine. Ma non dice che i pm sono “obbligati” a mandare le carte al tribunale dei ministri. Con la sentenza di marzo della Cassazione su Mastella in cui si incardina nei magistrati il primo discernimento sugli atti e la decisione su dove incardinarli.
Decisa l’ammissibilità  del caso Ruby ci vorranno sei-sette mesi per il merito. Nel frattempo i berluscones lavoreranno per approvare la blocca-Ruby. Norma semplice. Ad personam. Un bavaglio obbligatorio per il giudice. Che dovrà  sospendere il dibattimento se alla Corte c’è un conflitto sullo stesso processo.

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