Rousseau padre ambiguo di illuministi e romantici

by Sergio Segio | 15 Luglio 2011 6:15

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Jean-Jacques Rousseau (Ginevra 1712 -Ermenonville 1778) fa parte di quei filosofi che, per un motivo o per l’altro, sono sempre attuali. Dalla rivoluzione francese è lettura d’obbligo, entra continuamente nei dibattiti sull’educazione per l’Emilio o in quelli politici per Il contratto sociale; le sue Confessioni restano un modello e, nonostante fosse un compositore mediocre con una venerazione per l’opera buffa napoletana, persino i musicologi non lo hanno dimenticato. Eppure Rousseau, campione della democrazia e dell’uguaglianza, esaltatore dello «stato di natura» , aveva un carattere pessimo: litigò con Diderot e con d’Alembert dopo un’intensa amicizia e progetti comuni, con Voltaire arrivò all’odio, e pur essendo stato ospite di Hume in Inghilterra lo ripagò malamente.
Ma senza Rousseau molta filosofia moderna sarebbe orfana, la sinistra scarseggerebbe di argomenti e Marx dovremmo immaginarlo senza quegli artigli che incutono ancora timore. E questo anche se nel 1945 Bertrand Russell lo definì «antenato dei nazisti e dei fascisti» e Charles Maurras nel 1933 aveva scritto solennemente che «la filiazione Lutero, Rousseau, Kant, Fichte, Bismarck, Hitler è evidente» . Ignorandone l’opera, però, non si riuscirebbe a parlare a fondo di illuminismo e persino di romanticismo. Insomma, questo ginevrino è come un’ipoteca sul mondo contemporaneo. Il 28 giugno 2012 cadrà  il terzo centenario della sua nascita e le edizioni Slatkine di Ginevra, in collaborazione con le edizioni Honoré Champion di Parigi, pubblicheranno tutte le opere e le lettere, in 24 volumi.
 Usciranno insieme quel giorno, come un ideale regalo di compleanno. Sono previste una tiratura rilegata, una in brossura e una elettronica. Dirigono tale impresa Raymond Trousson e Frédéric S. Eigeldinger (per le epistole sono affiancati anche da Jean-Daniel Candaux). Il cantiere editoriale è iniziato nel 2008 e con questa pubblicazione saranno presentati per la prima volta numerosi inediti (l’edizione classica, in 5 volumi, di Bernard Gagnebin e Marcel Raymond, disponibile ancora nella Pléiade, sarà  integrata e superata).
 Abbiamo chiesto a Raymond Trousson quali sono le ragioni di questa iniziativa ed egli, con voce piena ed elegante, risponde: «Il progetto di una edizione mise à  jour delle opere complete di Rousseau non è nuovo. Numerosi specialisti hanno sentito da tempo la necessità  di un aggiornamento, reso indispensabile dalle continue ricerche. Ogni anno in tutto il mondo appaiono almeno una ventina di libri e centinaia di articoli e saggi che rinnovano le prospettive di lettura e di interpretazione di questo filosofo, rivelandone aspetti sconosciuti» . E dopo una pausa: «La magistrale edizione della Pléiade, il cui primo volume apparve nel 1959, fu realizzata dai migliori specialisti dell’epoca. Quella che apparirà  nel 2012 adotterà  una ortografia modernizzata, garanzia di una migliore leggibilità , ed è destinata al pubblico vasto dei lettori oltre che a quello degli specialisti» . Di più: «Ha inoltre il vantaggio di essere divisa tematicamente: per esempio i primi tre volumi autobiografici, i successivi tre conterranno opere politiche ed economiche, eccetera. Tale disposizione consente una lettura coerente, senza perdere di vista la prospettiva, giacché ogni tomo conterrà  la cronologia dettagliata delle opere» .
C’è stato poi un ritorno alla consultazione dei manoscritti («indispensabile» , nota Trousson) e un apparato critico terrà  conto «degli apporti più recenti della critica, anche per le opere minori, per la prima volta messe in luce da analisi approfondite» . In questa edizione trovano spazio tutte le pagine di Rousseau, quindi anche i lavori sulla botanica, le «importanti» Institutions chimiques (che mancavano nell’edizione della Pléiade e in quelle precedenti); inoltre — sottolinea Trousson — «si scopriranno un buon numero di frammenti inediti provenienti dalle collezioni della biblioteca di Neuchà¢tel, o si vedrà  l’utilizzazione di manoscritti di recente scoperti per La Nuovelle Héloà¯se, né mancheranno le traduzioni inedite di Orazio, Seneca o Strabone o delle note che lasciò per le Opere morali di Plutarco» . Ma si è fatto qualcosa di più, rendendo meglio comprensibili non pochi testi, che finalmente raggiungono una sorta di completezza: «Si è avuto anche cura di unire al Discours sur les sciences et les arts l’insieme delle confutazioni degli avversari di Rousseau» . E poi le lettere. Non vennero inserite nella Pléiade, ma sono circa 2.400 e restano indispensabili per conoscere l’uomo e il filosofo. Anche in tal caso il lavoro è notevole, come evidenzia Trousson: «Il testo di molte di esse è stato rivisto non sulle copie ma sugli originali, e anche le annotazioni sono state controllate e aggiornate. Si possono trovare in questa edizione nuove epistole, si è chiarito qualche enigma che era in sospeso e si sono identificati con più precisione alcuni corrispondenti» . — che aggiungere? Il Rousseau mis à  jour di questa edizione diventerà  il nuovo riferimento. E sentendo Trousson il filosofo ha ancora qualcosa da dire: «Nel Discours sur les sciences et les arts aveva denunciato questo paradosso: se le scienze hanno fatto progressi, questi non sono accompagnati da un identico progresso morale. Non è una questione del nostro tempo?» .
Ancora: «Nel Discours sur l’origine et les fondements de l’inégalité egli ha mostrato come, a partire da una socializzazione sbagliata, l’ineguaglianza non potrà  che alimentare un nuovo schiavismo — economico in tal caso — che succede all’antico» . Già , «schiavismo economico» . Quella volta Jean-Jacques Rousseau ebbe la vista lunga.

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