Rosati: “Questa non è più una città  attraente servono equità  e lotta all’evasione”

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Inflazione tendenziale al 3,4 per cento, l’Istat certifica Milano come città  più cara d’Italia dopo Bari. Onorio Rosati, segretario della Camera del Lavoro, che lettura dà  del dato?
«Incidono soprattutto gli affitti, i generi alimentari e i trasporti, visto che qui ci sono più auto che altrove. È una triste conferma, da anni a Milano l’inflazione è più elevata del dato nazionale: una città  molto costosa, molto meno attraente di altri capitali europee. Non siamo sorpresi».
Perché?
«Abbiamo aspettato invano in questi anni delle politiche che aggredissero il fenomeno. La precedente amministrazione si è limitata ad elargire qualcosa alle famiglie indigenti, invece che agevolare l’accesso a servizi e beni di largo consumo. Abbiamo visto poco nelle politiche sulla casa, in vendita e in affitto».
Quanto pesa questa inflazione nelle buste paga dei milanesi?
«Prendiamo canoni e mutui: in una famiglia monoreddito pesano per il 40 per cento del bilancio. I conti sono presto fatti e a pagarli sono i soliti noti, in una città  dove l’inflazione sale ma non c’è sviluppo, frenato dai soliti problemi strutturali».
Manovra economica nazionale da 46 miliardi e i presunti buchi di bilancio lasciati dall’amministrazione Moratti rischiano di peggiorare il quadro.
«Già , e se incrociassimo i ragionamenti, e se ci fosse una classe dirigente responsabile che, purtroppo, finora non abbiamo avuto, bisognerebbe riconsiderare il federalismo fiscale. E trasformarlo. Se non si capisce l’impatto della riduzione del fisco a livello nazionale, tra tasse dirette e indirette a livello locale pagheremo molto di più. E si farà  macelleria sociale. Difficile da compensare».
Che cosa chiedete al Comune per affrontare crisi e aumento dei prezzi?
«Trasparenza, equità  e lotta all’evasione fiscale. Subito. Cominciando da un’operazione verità , e questa giunta la sta facendo, sul buco in bilancio. Abbiamo sentito in consiglio comunale un sindaco dire che esiste, forte di valutazioni terze, e un ex sindaco negarlo. Uno dei due ha mentito. La città  ha il diritto e il dovere di sapere come è stata amministrata».
Secondo passo?
«Aprire un tavolo con le parti sociali perché i tagli, come ha detto l’assessore al Bilancio, non devono essere orizzontali ma mirati. Bisogna evitare che siano colpiti solo i redditi certificati, cioè lavoratori dipendenti e pensionati».
Infine?
«La lotta all’evasione dev’essere serratissima. Su welfare, asili nido e mense, dove tanti non pagano, si può lavorare. E anche sulla revisione degli estimi catastali».
Il salario di intermittenza, proposto dall’assessore allo Sviluppo Tajani, la convince?
«Ne abbiamo parlato nel nostro primo incontro. Il principio è giusto, perché la crisi è più accentuata sui giovani, ma vogliamo confrontarci sui criteri di erogazione, ci sono molti esempi positivi in Europa. Evitiamo finanziamenti a pioggia, finalizziamoli sulla formazione, altrimenti è assistenzialismo. E ragioniamo anche di affitto e abbonamenti ai mezzi».
Che autunno si prospetta per Milano?
«Nell’ultimo anno 100mila persone non hanno lavorato, tra cig e mobilità . C’è una leggera ripresa per le aziende ma non ancora per l’occupazione, con un mercato del lavoro sempre più precario. Abbiamo un’amministrazione più attenta, che non si gira dall’altra parte, se diventa un alleato per affrontare la crisi può essere un autunno di lavori in corso. E un po’ meno buio».


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