by Sergio Segio | 19 Luglio 2011 10:21
ROMA – Si arriva a Roma da immigrati, e poi dalla capitale ci si allontana per ragioni economiche (è più caro il costo della vita, delle abitazioni in primis) e di qualità della vita (più soddisfacente nei piccoli centri); alla capitale si continua a far riferimento per motivi burocratici, culturali, lavorativi e religiosi. E’ uno degli aspetti interessanti che emerge dalla ricerca “Il Lazio nel mondo”, voluta dalla Regione Lazio (assessorato alle Politiche sociali e famiglia) e condotta dal Centro studi e ricerche Idos/Dossier statistico immigrazione di Caritas Migrantes. Ad attestare questa tendenza centrifuga dal centro sono i numeri: nella provincia di Roma nel periodo 2002-2009 la presenza di immigrati è cresciuta in misura più contenuta (+86,7%) rispetto alle altre (Frosinone +221,6%, Rieti +276,8%, Latina +278,2% e Rieti +300%). Una situazione che comporta un duplice impegno per le politiche migratorie della capitale, quello per l’accoglienza temporanea accanto a quello per l’inserimento stabile.
Incremento. Nel Lazio il numero degli immigrati è in aumento: nel 2009 l’incremento annuale è stato del 10,6%, quasi due punti percentuali in più rispetto alla media nazionale. Supera la media nazionale anche l’incidenza degli immigrati sui residenti (8,8% contro 7,0%).
Fiducia. Dalla ricerca emerge che la maggioranza degli immigrati non sogna un altro paese ma pensa di restare in Italia, confidando che il futuro sia migliore.
Di più i romeni. La maggior parte degli immigrati arriva nel Lazio dal continente europeo (62%), con la prevalenza dei cittadini comunitari (48,3%) sui non comunitari. Il 10,8% sono africani, il 17,8% asiatici. I romeni (179.469 in tutta la regione) sono la prima collettività in ciascuna delle cinque province laziali, un terzo di tutta la popolazione straniera regionale. Gli albanesi (22.344) si collocano al 2° posto in tre province (Frosinone, Rieti, Viterbo), così come lo sono gli indiani a Latina e i filippini a Roma (rispettivamente 11.708 e 29.746 in tutta la Regione). Al terzo e quarto posto nel Lazio sono, a seconda dei contesti provinciali, i marocchini (10.774), gli ucraini (17.142), i macedoni (6.783) e polacchi (23.826): questi ultimi, come anche i filippini, sono maggiormente concentrati nella provincia di Roma. I filippini sono la seconda collettività , seppure sei volte di meno rispetto ai romeni. Di questi, nella regione, quasi i due terzi sono di fede cristiana. I musulmani sono il 16,1% (la metà rispetto all’incidenza nazionale, attestata sul 31,9%), gli induisti il 2,5%, i buddhisti il 4,2% e i fedeli di altre religioni sono rappresentati in misura minore.
Rimesse. Il Lazio si colloca al primo posto per quanto riguarda le rimesse inviate dagli immigrati (almeno quelle inviate attraverso i canali formali) nel paese d’origine: 1,9 miliardi di euro degli oltre 6 miliardi e mezzo registrati a livello nazionale nel 2009. Quelle più consistenti sono della collettività cinese (861.746 migliaia di euro) e filippina (485.938 migliaia di euro).
Imprenditori immigrati. Il Lazio è al 5° posto in Italia per numero di aziende con titolare straniero. Nel 2003 queste aziende erano solo 5.488, in sette anni sono aumentate di oltre quattro volte (23mila a maggio 2010). Le donne sono protagoniste solo in un quinto dei casi. L’operatività è prevalente nel commercio (44,4%), nelle costruzioni (27,9%) e nei servizi professionali (10,6%). (ep)
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