Rifiuti, primi sì dalle Regioni “Pronti a fare la nostra parte ma il governo si dia una mossa”

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NAPOLI – Nuovo intervento di Silvio Berlusconi sui rifiuti campani. Tre giorni dopo la bocciatura del suo decreto da parte di Giorgio Napolitano, il premier risponde al Quirinale e si appella alle Regioni: «Raccogliendo le preoccupazioni del Capo dello Stato, faccio appello a tutti i governatori delle Regioni italiane affinché concorrano alla soluzione del problema». In un comunicato in cui manca qualsiasi riferimento al famoso decreto della settimana scorsa, il premier aggiunge che «la situazione ha assunto il carattere di una vera emergenza nazionale, tale da richiedere ogni forma di collaborazione e solidarietà  sovraregionale».
Contemporaneamente le Regioni, sotto la spinta dell’emiliano Vasco Errani, stendevano un documento per dire che «è una emergenza nazionale, le istituzioni devono essere chiamate a fare la loro parte». Firmavano in 14: Roberto Formigoni (Lombardia), Renata Polverini (Lazio), Claudio Burlando (Liguria) lo stesso Errani (Emilia), Enrico Rossi (Toscana), Gian Mario Spacca (Marche), Nichi Vendola (Puglia), Raffaele Lombardo (Sicilia), Renzo Tondo (Friuli), Michele Iorio (Molise), Catiuscia Marini (Umbria), Augusto Rollandin (Valle d’Aosta), Giuseppe Scopelliti (Calabria), Vito De Filippo (Basilicata). Tutti concordi però nel dire che «si è determinata una situazione di stallo da cui bisogna uscire al più presto» e che «il governo deve dire se ritiene sia giusto e necessario che tutte le regioni intervengano per affrontare questa emergenza nazionale e, di conseguenza, se per questo obiettivo intenda impegnarsi». Insomma le Regioni invocano da Berlusconi quell’intervento di respiro nazionale che mancava dal decreto, il premier ne approfitta per fare un appello ai governatori.
Tutti poi chiedono agli enti locali in Campania di fare la loro parte individuando discariche e impianti. E il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro ha ospitato in serata il presidente della Provincia Luigi Cesaro e il commissario alle discariche Annunziato Vardè, al quale il decreto ha rafforzato i poteri. Dall’incontro è scaturita l’individuazione di cinque cave dismesse, sparse per la provincia di Napoli, in cui realizzare entro fine anno dei siti di smaltimento che durino 4 anni, ovvero fino alla presumibile entrata in funzione del nuovo termovalorizzatore.
Ora bisognerà  convincere i Comuni interessati. Sperando che la mossa sblocchi i dubbi delle Regioni. Infatti la Campania ha chiesto nullaosta a nove di esse Regioni (Lombardia, Veneto, Friuli, Liguria, Emilia, Toscana, Marche, Puglia, Sicilia), ma ieri sera non era ancora arrivato il sì ufficiale neanche della Liguria, la più disponibile a prendersi 20mila tonnellate in una discarica di Genova. Pollice verso dal Friuli e dal Veneto, come pure dal Piemonte. In Sicilia e Toscana non mancano pressioni del centrodestra ai rispettivi presidenti per dire no. E in Lombardia il governatore Formigoni ha inviato sei tecnici, mentre il sindaco meneghino Giuliano Pisapia, dopo una telefonata col collega napoletano Luigi de Magistris, ha scelto di mandare a Napoli sette mezzi. Ma di rifiuti napoletani in Lombardia non si parla proprio. Sicché la situazione pare in stallo. «La città  è sostanzialmente pulita», dice il sindaco. Poi aggiunge di aver contattato una decina di Comuni per il trasferimento, augurandosi che il decreto venga modificato fino a consentire questi patti fra Comuni senza interpellare le Regioni. Ma intanto da ieri è chiusa per tre giorni la discarica cittadina di Chiaiano. Gli altri siti sono allo stremo: si teme per oggi una inversione di tendenza, con i rifiuti in aumento rispetto alle 1100 tonnellate di ieri, mentre una rivolta con rifiuti buttati per strada è scoppiata a Pozzuoli, dove giacciono a terra circa 1700 tonnellate.


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