Rai, la Lei blocca la nomina no a Nardello capo del personale faceva parte della Struttura Delta
ROMA – Era dal 24 maggio che il nome di Carlo Nardello veniva accostato alla casella di responsabile delle Risorse Umane della Rai. Il manager era il candidato unico a guidare una legione di quasi 12 mila dipendenti, nuovo capo del Personale della tv di Stato. Ieri mattina, però, il suo nome è caduto nel pieno della inchiesta giornalistica di Repubblica sulla Struttura Delta, che in queste ore rende pubbliche le nuove intercettazioni telefoniche tra il manager e i dirigenti Rai di fede berlusconiana impegnati a manipolare l’informazione di Viale Mazzini nel 2005.
A 48 ore dal consiglio di amministrazione di giovedì il direttore generale Lorenza Lei propone, dunque, una sola nomina: quella di Giancarlo Leone alla nuova Direzione Intrattenimento (che proverà a mettere ordine negli show della televisione di Stato). Di Nardello e delle altre possibile incoronazioni, non c’è più traccia.
Lorenza Lei dovrà motivare la cancellazione – oggi, alle 14 – davanti ai deputati e senatori della commissione di Vigilanza Rai che l’aspettano in audizione. In questa sede, i parlamentari dell’opposizione chiederanno alla Lei un giudizio sulla Struttura Delta, su Carlo Nardello, sugli altri manager ed ex manager chiamati in causa dall’inchiesta giornalistica.
Antonio Verro – l’ex deputato ed assessore berlusconiano che siede nel consiglio della Rai – fornisce già una mezza risposta sulle cancellazioni: «Ci saranno state valutazioni di opportunità ». Poi Verro si chiede a chi mai possa giovare «lo sputtanamento che segue a questa inchiesta giornalistica, io proprio non lo capisco. La verità è che la posizione dei vari manager è già stata valutata dai magistrati ed anche dai nostri organi interni senza che emergesse nulla». E mentre Fabrizio Del Noce querela Repubblica («non esiste una Struttura Delta e io, in ogni caso, non ne ho mai fatto parte»), un altro consigliere Rai, Giorgio Van Straten, difende le ragioni dell’inchiesta giornalistica: «Non è vero che le intercettazioni siano inutili. Nel 2007, quando lo scandalo esplose la prima volta, la manager Deborah Bergamini fu costretta ad andare via quando certe sue conversazioni diventarono di dominio pubblico».
Orfana già di Michele Santoro e Roberto Saviano, forse della Dandini e della Gabanelli, la Rai potrebbe perdere intanto un altro nome di punta, stavolta sul fronte direttivo e creativo. «E’ vero, potrei dimettermi dalla televisione pubblica – avverte Carlo Freccero, direttore di Rai 4 – per fare un nuovo progetto di televisione libera: la voglio fare con Michele Santoro, come artisti associati». «Ci sto lavorando per capire se sia possibile costruire questa convergenza, anche con le emittenti locali», continua Freccero dai microfoni della Zanzara (programma di Radio 24). A proposito di Santoro, dice: «Il piano era di mandare Michele fuori dalla Rai. Tanto erano certi che ci avrebbe pensato la P4 e tutta la politica a non fare arrivare il giornalista alla 7, la rete proprietà di Telecom». Freccero rivela di essere stato contattato un anno fa proprio da Giovanni Stella, l’amministratore de La7. «Mi aveva proposto di occuparmi dei programmi sperimentali. Poi all’ultimo momento tutto si è bloccato. Penso che anche in questo caso c’entri il conflitto di interessi di Berlusconi. Lui non ha mai pensato a me come ad un oppositore, ne sono sicuro. Semmai teme che possa fare audience».
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