“No alla scarcerazione di Papa” il deputato non convince i pm

by Sergio Segio | 25 Luglio 2011 9:01

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NAPOLI – Il primo round non ha convinto i suoi accusatori. Per Alfonso Papa, il deputato Pdl detenuto da quattro giorni a Poggioreale, si apre un’altra settimana incandescente. Si va infatti verso il no della Procura alla richiesta di revoca dell’ordinanza in carcere. I pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio che conducono l’inchiesta sulla P4 coordinati dall’aggiunto Francesco Greco, depositeranno oggi un parere negativo all’istanza di scarcerazione, o in subordine, di arresti domiciliari, che gli avvocati di Papa, Giuseppe D’Alise e Carlo Di Casola, hanno presentato al gip Luigi Giordano. Intanto, sul fronte parallelo dell’altra inchiesta che fa tremare i Palazzi, quella che coinvolge Marco Milanese, ex consigliere politico del ministro Tremonti, la giunta per le autorizzazioni della Camera comincerà  oggi ad accedere ai nuovi atti depositati su Milanese, in attesa della votazione sulle richieste cautelari avanzate dal pm Vincenzo Piscitelli e dal gip Amalia Primavera.
Al quinto piano della Procura napoletana non si ferma l’istruttoria sulla P4, sull’intreccio di relazioni tra pezzi dello Stato ricostruito intorno alla figura del faccendiere Luigi Bisignani, al fine di rilevare segreti d’indagine, pilotare inchieste e carriere. Ma Papa, fanno sapere i suoi difensori, appare «fiducioso» e determinato a «fare emergere la verità ». Tenacissimo anche a strappare da Napoli l’indagine, visto che gli avvocati hanno già  chiesto di trasmettere l’indagine a Roma per competenza territoriale. Per Papa, la prima domenica in carcere è trascorsa apparentemente in serenità . Di buon mattino, la messa. Poi le lunghe ore trascorse a leggere gli atti d’accusa, un libro, a prendere qualche appunto, in relazione alla difesa. Stamane primo incontro da detenuto con la moglie, l’avvocato Tiziana Rodà .
Per Papa, verosimilmente, non sarà  una sorpresa il parere negativo dei pm. Non devono aver convinto le otto ore di interrogatorio, sabato scorso; né le argomentazioni sulla presunta «strategia» ordita contro di lui con lo zampino dello stesso Bisignani e degli imprenditori oggi importanti testi d’accusa, che per Papa sono «non a caso tutti collegati e amici tra loro». Neanche la ricostruzione, politico-giudiziaria, fornita da Papa sui conflitti e le inimicizie tutte interne al centrodestra, da lui riportate soprattutto in relazione all’azione del numero due del Fli, Italo Bocchino, e dell’ex deputato di Forza Italia Alfredo Vito, avrebbero sfondato, per ora, i sospetti della pubblica accusa: che continua a ritenere «del tutto fondate» le esigenze di custodia cautelare, anche sulla circostanza che l’indagato non si è dimesso dalla carica di deputato. Tuttavia, sottolineano gli avvocati, alcune delle ricostruzioni di Papa, «hanno offerto spunti di riflessione ritenuti interessanti».
È la stessa settimana in cui la vicenda Papa si incrocerà  con il caso che coinvolge Milanese. Lo stesso indagato figura comunque come importante teste dinanzi al pm Woodcock. Dodopomani la giunta per le autorizzazioni a procedere dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di custodia cautelare per Milanese, nonché sull’accesso ai suoi tabulati telefonici e sulla perquisizione delle sue cassette di sicurezza. Su questi due punti, in particolare, Milanese ha già  chiesto alla giunta di autorizzare, «celermente».

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