“No a forzature, si rispetti prestigio Bankitalia”

by Sergio Segio | 1 Luglio 2011 7:00

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ROMA – Basta «forzature politiche e contrapposizioni personali». La Banca d’Italia «va tenuta al riparo da laceranti dispute sulla nomina del governatore». A sorpresa, il Presidente della Repubblica interviene con una nota scritta sulla successione di Mario Draghi a via Nazionale. La diffonde mentre è in corso un difficile consiglio dei ministri, preceduto da un incontro tra Berlusconi, Letta e Tremonti, dedicato alla manovra ma anche alla scelta del candidato-governatore, secondo quanto annunciato dallo stesso presidente del Consiglio. «Siamo consapevoli che è un posto importante e che deve essere ricoperto da persona adeguata», replica a caldo il premier. «Stiamo in tutta serenità  valutando i candidati con un procedimento che non è affrettato ma, diciamo, proporzionale all’importanza della scelta e della carica da occupare».
Ora, è vero che la legge sulla nomina è cambiata e che adesso il governo ha più poteri nella selezione del nome rispetto a quando il governatore lo indicava il Consiglio superiore dell’Istituto. Ma mai prima d’ora il Colle era intervenuto per iscritto su una vicenda tanto delicata e per di più invitando a tenere la Banca d’Italia e lo stesso Draghi «al riparo» dalle dispute sulla nomina.In pratica, chiedendo cautela e discrezione.
Napolitano è preoccupato che mentre la procedura di nomina è ancora all’inizio, già  vi siano contrapposizioni tra i candidati. Teme che si inneschino una serie di veti incrociati su questo o quel nome. Insiste sul rispetto delle procedure di legge, prerequisito per garantire l’autonomia di via Nazionale visto che la nomina del governatore avviene con un decreto del capo dello Stato, su proposta del premier, previa deliberazione del consiglio dei ministri, sentito il Consiglio superiore della Banca. La scelta finale è dunque il frutto di un percorso a più stadi per arrivare ad una soluzione costruita, possibilmente bipartisan. In pratica ad un solo candidato all’interno dei «cerchio di tre nomi» tratteggiato proprio da Berlusconi. Ovvero: Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, molto sostenuto dal ministro Tremonti. Fabrizio Saccomanni, direttore generale dell’Istituto, appoggiato dallo stesso Draghi. Lorenzo Bini Smaghi, membro dimissionario della Bce, considerato vicino al sottosegretario Gianni Letta. Questo banchiere, le cui dimissioni sono state chieste a gran voce dalla Francia in cambio del sostegno di Sarkozy alla nomina di Draghi in Bce, avrebbe avuto ieri sera un incontro riservato con Berlusconi, a palazzo Chigi.
Comunque sia, si continua a trattare. E alla fine solo un nome dovrà  uscire dal negoziato, quello che coagula su di sé il massino consenso possibile. Ed è questo in ultima analisi ciò che raccomanda il Quirinale. Proprio per la sua irritualità  la nota del Colle merita di essere riportata per intero. «Mentre si dà  corso alle procedure per la nomina del governatore della Banca d’Italia, si va sviluppando sulla questione un serrato dibattito pubblico», si legge nel testo. «Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, auspica che si giunga alla scelta, come sempre nel passato, in un clima di discrezione e rispetto attorno ai nomi dei possibili candidati, anche per la riconosciuta qualità  dei loro titoli di competenza ed esperienza». E ancora: «Forzature politiche e contrapposizioni personali non gioverebbero né alla serenità  della decisione che spetta ai soggetti istituzionali indicati dalla legge, né a quel prestigio internazionale della Banca d’Italia che si è espresso nella nomina del prof. Mario Draghi a Presidente della Bce e che va oggi tenuto al riparo da laceranti dispute sulla nomina del nuovo governatore».

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