by Sergio Segio | 16 Luglio 2011 7:22
Da ieri gli Stati Uniti e tutti i paesi del “gruppo di contatto” sulla Libia hanno riconosciuto una sola autorità provvisoria in tutto il paese: sono i ribelli del Cnt di Bengasi, l’ex armata Brancaleone che – nata quasi dal nulla – in 5 mesi è arrivata a un riconoscimento politico che è molto più rilevante dei difficili successi militari che ancora non ha colto. L’annuncio più importante è quello fatto da Hillary Clinton: alla riunione del “gruppo” di Istanbul il segretario di Stato ha detto che i ribelli hanno garantito gli Usa su una serie di punti (democrazia nel paese, rispetto dei diritti umani, creazione di un processo costituzionale, forma islamica ma liberale del neo-stato libico). E per questo lei ha fatto un annuncio solenne: «Finché un’autorità ad interim non sarà insediata, gli Stati Uniti riconosceranno il Cnt quale legittima autorità di governo per la Libia e tratteremo con esso su quella base». C’è una conseguenza immediata, e sostanziale, di questo passo politico e giuridico: i fondi sequestrati all’ormai ex governo libico di Gheddafi (che ha definito in un messaggio «di nessun valore» il riconoscimento del Cnt) da adesso possono essere utilizzati a garanzia di prestiti per i ribelli di Bengasi. Sono miliardi di dollari, e anzi qualche governo si preparerebbe ad una interpretazione estensiva che permette di “espropriare” direttamente i soldi gheddafiani.
Le decisioni del Gruppo arrivano in un momento di difficoltà per le operazioni militari, visto che i bombardamenti della Nato non hanno indotto ancora Gheddafi a cedere il potere. Ma ieri a Istanbul il Gruppo ha dato una nuova scossa ai paesi che vogliono la partenza del colonnello, e anche se i tempi rimangono poco chiari, per il momento le incertezze politiche dei giorni scorsi sembrano superate. «L’unico dubbio è come e quando, ma Gheddafi se ne deve andare», ripete Franco Frattini: il ministro degli Esteri italiano spiega che a questo punto il governo italiano, dopo la norma legislativa inserita nel decreto-missioni, nel giro di qualche giorno verserà i primi 100 milioni di aiuti al Consiglio di transizione. Dal punto di vista politico, il Gruppo ha sottoscritto una road map che spera possa essere seguita nelle prossime settimane: «Gheddafi dovrà lasciare il potere secondo delle tappe ben definite che verranno annunciate pubblicamente», scrivono i governi del Gruppo nel documento finale della riunione di Istanbul aggiungendo che l’unico a negoziare sarà l’inviato Onu.
Per costringere Gheddafi a cedere, lo strumento militare rimane centrale. E per questo la Nato farà di più: gli inglesi schiereranno altri 4 cacciabombardieri Tornado. Il segretario della Nato Rasmussen fa pressioni sui paesi Nato che non partecipano ai bombardamenti (per esempio l’Olanda) perché cambino idea. E non ci sarà nessuna interruzione degli attacchi, neppure durante il Ramadan. Dice Alain Juppè, ministro degli Esteri francese: «I rappresentanti di parecchi paesi musulmani ci hanno detto che non ci sono controindicazioni a proseguire le operazioni». Un portavoce dei ribelli, Mahmud Shammam, dice che «Maometto ha combattuto grandi battaglie durante il Ramadan alla Mecca, non c’è nessun precetto religioso che ci impedisce di combattere per la libertà ».
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