“Il tangentista sull’auto blu dell’Antimafia”

by Sergio Segio | 23 Luglio 2011 7:33

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PALERMO – Il prestanome di Massimo Ciancimino, l’avvocato Gianni Lapis, andava a fare shopping con l’auto di scorta di un senatore Pdl della commissione antimafia, Carlo Vizzini. Era la vigilia del Natale 2003: i carabinieri, che tenevano sotto controllo Lapis per l’inchiesta sul tesoro di Ciancimino, videro arrivare il politico sotto casa del loro indagato. Qualche minuto dopo, Lapis era già  a bordo dell’auto blu. E così partì il più inaspettato dei pedinamenti: il senatore e il prestanome andarono a fare acquisti nella più esclusiva gioielleria del centro.
Intanto, in quei giorni, Lapis continuava a darsi un gran da fare con Ciancimino, per la vendita del gioiello di famiglia, il gruppo Gas, agli spagnoli di Gas natural. Un affare da 126 milioni di euro, che si perfezionò il 14 gennaio 2004. Quattro giorni dopo, partì «l’operazione sottoveste», come la chiamavano Lapis e Ciancimino al telefono. Ovvero, il pagamento di alcune mazzette ai politici che si erano prodigati per gli appalti del gruppo Gas. Secondo la Procura di Palermo, quei politici sono il senatore Vizzini e l’attuale ministro Romano, all’epoca deputato Udc: sono accusati di corruzione aggravata, soprattutto sulla base delle telefonate di Lapis intercettate fra settembre 2003 e marzo 2004: sono 25 conversazioni con Romano, 40 con Vizzini.
Adesso, la Procura vuole utilizzarle, ma è necessario che la Camera e il Senato votino l’autorizzazione. La procedura è partita ieri: i pm Nino Di Matteo, Paolo Guido, Sergio Demontis e Antonio Ingroia hanno chiesto al gip Piergiorgio Morosini di inviare le intercettazioni al Parlamento. Il giudice ha dieci giorni per decidere.
Nelle telefonate, Romano e Lapis si danno appuntamenti, a Palermo e a Roma. A volte anche tramite l’ex governatore Cuffaro e l’ex deputato regionale Cintola. Nel dicembre 2003, Lapis chiede a Romano di modificare un emendamento alla finanziaria, inserendo anche le società  che si occupano di metanizzazione. E gli invia il suo testo. Qualche giorno dopo, l’avvocato chiede l’aiuto di Romano per fissare un incontro al ministero delle Attività  produttive.
Il 18 gennaio 2004 – secondo il pm, il giorno del pagamento della prima trance della tangente – le conversazioni si fanno frenetiche. Dalle intercettazioni emerge la presenza di Cuffaro e Cintola nello studio palermitano di Lapis. Due giorni dopo, Cintola dice a Lapis: «Sono innamorato pazzo di te». Il 10 febbraio, Lapis chiama Romano e gli chiede un incontro a Roma. Il 28, Lapis convoca Cintola nel suo studio e precisa: «Fai venire Saverio». A marzo, i carabinieri registrano la presenza di Romano nello studio di Lapis.
Quel 18 gennaio fu davvero una giornata particolare. Dopo l’incontro con Cuffaro, Lapis chiama Vizzini e gli annuncia che sta arrivando a casa sua. Per fare cosa? Da qualche mese, Vizzini ripeteva a Lapis di essere «nei guai», per problemi economici. Dopo gennaio, Vizzini è sereno. E al telefono Lapis gli chiede di aiutarlo per un affare in Giappone.
Secondo la Procura, che ha anche raccolto la testimonianza di Ciancimino, Vizzini avrebbe intascato in totale un milione di euro. «Non sono mazzette – si è difeso il senatore – solo il frutto di investimenti». Romano annuncia: «Alla Camera chiederò l’utilizzo delle intercettazioni anche dovesse ravvisarsi il fumus persecutionis, che nel mio caso sarebbe incendium».

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