“Gheddafi si arrenda e resterà  in Libia”

by Sergio Segio | 4 Luglio 2011 6:20

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TRIPOLI – Prossimo obiettivo Tripoli. A oltre cinque mesi dall’inizio della rivolta diventata guerra civile, i ribelli libici non hanno alcuna intenzione di arrestare la loro battaglia contro il regime e rigettano qualsiasi soluzione al conflitto che non preveda le dimissioni del Colonnello. «La nostra proposta di soluzione pacifica è che Gheddafi si dimetta e ordini ai suoi soldati di ritirarsi da accampamenti e posizioni. Poi potrà  decidere se restare in Libia o trasferirsi all’estero. Se desidererà  restare in Libia, saremo noi a decidere dove e sarà  sottoposto a una supervisione internazionale». È l’offerta di pace fatta arrivare un mese fa a Muhammar Gheddafi attraverso un inviato dell’Onu. «Ma non abbiamo avuta risposta», prosegue da Bengasi Mustafa Abdel Jalil, l’ex ministro della Giustizia diventato leader dei ribelli intervistato dall’agenzia di stampa Reuters. Il Colonnello Gheddafi però non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Anzi, rincarando i toni retorici, solo pochi giorni fa aveva minacciato di attaccare gli europei nelle proprie abitazioni in risposta ai raid aerei della Nato.
Neppure i ribelli abbandonano il campo. «Nei prossimi due giorni, nuovi sviluppi avranno luogo su questa linea del fronte», dichiara il portavoce militare dei ribelli, Ahmed Omar Bani, annunciando una nuova offensiva per riconquistare Bir Al-Ghanam, snodo strategico a 50 chilometri a Sud da Tripoli e dunque a portata di cannone dalla capitale libica, che erano stati costretti ad abbondare venerdì. «Ora – precisa Ahmed Omar Bani – abbiamo abbastanza uomini e siamo riforniti di armi e munizioni». Parallelamente l’Alleanza atlantica annuncia di avere intensificato i bombardamenti aerei nell’Ovest e di proseguire i raid su Tajura, alla periferia est della capitale.
A tentare di trovare una soluzione negoziata al conflitto, resta il presidente sudafricano Jacob Zuma che su mandato dell’Unione africana già  a fine maggio aveva tentato, fallendo, una mediazione. Dopo aver partecipato al vertice dell’Ua a Malabo, in Guinea equatoriale, che ha adottato un accordo quadro per le negoziazioni in Libia, ieri è volato alla volta di Mosca dove oggi vedrà  il presidente Dmitri Medvedev mentre nei prossimi giorni incontrerà  il Gruppo di contatto che il 15 luglio tornerà  a riunirsi a Istanbul.

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