“Ecco l’orrore del patibolo” un giudice Usa autorizza il video dell’esecuzione

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NEW YORK – La caccia su YouTube è già  cominciata: dove comparirà  il video che mostra gli ultimi attimi di vita di Andrew Grant DeYoung? La morte in diretta è uno shock in ogni caso: ma pensate che orrore assistere agli ultimi minuti di un condannato a morte.
È dal 1936 che negli Usa le esecuzioni non sono più pubbliche: l’ultima fu quella di Rainey Bethea nel Kentucky. C’erano ventimila persone ad assistere alla sua impiccagione a Owensboro. Grant DeYoung è morto invece di fronte a pochissimi testimoni: in una prigione di Jackson, Georgia. Ma perché il giudice ha detto sì alle riprese finora sempre vietate? Perché ha acconsentito che una videocamera riprendesse l’iniezione letale e l’addio del condannato?
La pena di morte divide da sempre l’America. Ma negli ultimi anni molti difensori dei diritti civili hanno sottolineato anche la barbarie dell’uso di farmaci che aggiungono una «ulteriore e crudele punizione». Tra un tentativo di smentita ufficiale e l’altro si rincorrono voci di “incidenti” avvenuti nelle ultime esecuzioni. Sempre in Georgia, lo scorso giugno, Roy Blankenship «si contraeva, si lamentava e continuava a muoversi mentre il liquido gli invadeva il corpo». Sotto accusa è il micidiale cocktail di tre sostanze. Tra cui quel pentobarbital solitamente utilizzato per l’eutanasia delle bestie: mica degli uomini.
Per questo gli avvocati di DeYoung hanno chiesto che la morte del cliente fosse ripresa. Naturalmente lo Stato s’era opposto per timore di altri “incidenti”. Ma il giudice ha dato il via libera. Risultato? I magistrati giurano che le immagini resteranno al tribunale. Ma Douglas Berman, esperto di diritto e web, dice al New York Times che è «folle» pensare che non saltino fuori su Internet. Il caso farà  giurisprudenza. E c’è chi teme anche un altro tipo di escalation di autorizzazioni: perché non mostrare anche le crude immagini delle vittime e dei delitti più efferati?
Le esecuzioni non sono più pubbliche da quando i tumulti di folla erano diventati ingestibili. La camera gas e la sedia elettrica accelerarono il processo: l’esecuzione “scientifica” richiedeva le porte chiuse. Ma questo ha chiuso anche gli occhi di troppi sul fenomeno. Così oggi la pubblicazione delle immagini è diventata al contrario l’obiettivo di tanti oppositori della pena capitale: solo guardandolo in faccia – dicono – potremo renderci conto di che cosa significa mandare a morte un uomo. Orrore scaccia orrore?
«Mi dispiace quelli a cui ho fatto male» ha mormorato morendo De Young. E chi ha assistito all’esecuzione dice che quest’uomo che diciott’anni fa uccise i genitori e la sorella 14enne se n’è andato – ormai pentito – «con serenità  buddista». L’iniezione stavolta ha funzionato. Per la legge di qua è l’unica cosa che conta.


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